martedì 7 dicembre 2021

Mulino bianco e realtà

 


Impazza in questi giorni la polemica sullo spot del Parmigiano con il "povero" Renatino che lavora 365 giorni all'anno. A parte il fatto che gli allevatori e i casari lavorano da sempre tutto l'anno perchè le mucche non smettono di fare latte in corrispondenza delle feste comandante, non si capisce bene perchè uno spot pubblicitario dovrebbe essere aderente alla realtà a meno di non pensare che tutte le famiglie facciano colazione insieme, sorridenti e felici, come nel famoso spot del mulino bianco oppure che il brodo star sia fatto tagliando una a una a mano le verdure. La pubblicità è iperbole per sua natura e quindi tutte ste polemiche sanno solo di stantio. Sarebbe magari preferibile che giornalisti, politici e commentatori si concentrassero sul mondo reale e non su uno spot pubblicitario.

martedì 23 novembre 2021

Tutto ciò che pensavate di sapere sulla cucina italiana è sbagliato (aggiornato al 7/9/24)

 


In queste ultime settimane mi sono imbattuto, non mi ricordo se tramite un commento su twitter oppure in qualche podcast, in tre libri che si occupano di alimentazione. Uno scritto da uno storico e due da un professore universitario che si occupa di storia delle imprese. Io sono un appassionato di gastronomia e della sua storia e, notoriamente, odio la retorica e gli stereotipi sul cibo e sulla cucina italiana e tutto lo slowfoodismo che sembra abbia contagiato tutta la nazione.

Il primo si intitola "Il mito delle origini" sottotitolo "breve storia degli spaghetti al pomodoro" scritto da Massimo Montanari, il quale ripercorre tutta la storia della pasta e poi della sua versione più conosciuta e quindi quella condita con il pomodoro. Viene sfatato anche qualche mito a partire da quello che il consumo della pasta sia antico e diffuso in tutta l'Italia quando in realtà è, relativamente, recente risalendo al XVII° secolo e perlopiù confinato alla zona del napolentano e condita quasi esclusivamente con formaggio e burro per i più abbienti e formaggio e lardo per il popolo. L'uso del pomodoro arriverà non prima dell'800 e quello dell'olio ancora più tardi diffondendosi a cavallo delle due guerre per trovare la sua consacrazione negli anni'50 del '900 quando venne anche inventata la tanto celebrata dieta mediterranea creata dal nulla da un medico americano Ancel Keys (inventore anche della mitica razione K dell'esercito USA).


Gli altri due, "denominazione di origine inventata" e "Parla mentre mangi" sono invece opera di Alberto Grandi e vertono su quanto la cucina italiana sia prigioniera di storie, storielle e vere e proprie invenzioni. Quella che noi chiamiamo cucina regionale di fatto non esiste, anche perchè le regioni sono invenzioni recenti, e alla prova dei fatti quella che noi oggi tanto celebriamo non ha più di cinquant'anni ed è figlia del benessere del secondo dopoguerra. Grandi passa in rassegna ad alcuni dei prodotti più celebrati della nostra industria alimentare e alla verifica dei fatti possiamo scoprire che il lardo di colonnata non è poi così tradizionale come ci viene raccontato e che le prima citazioni risalgono alla fine del '900 quando vennero costruiti a tavolino una storia e un brand facendo riferimento agli schiavi romani oppure a michelangelo. L'autore continua distruggendo a piccoli passi ma con un solido apparato scientifico diversi miti italiani, dal parmigiano agli arancini, riconducendo molte di quelle che noi consideriamo eccellenze a periodi molto più vicini a noi e soprattutto al potere del marketing e della politica che sguazzano nel mare delle denominazioni varie (DOC, DOCG e chi più ne ha più ne metta). 

Consiglio a tutti coloro che non hanno problemi a superare le proprie credenze la lettura di questi libri, vi si apriranno nuovi orizzonti.

Aggiungiamo alla collezione il libro di Alberto Grandi e Daniele Soffiati (autori del podcas DOI - denominazione di origineinventata) "La cucina italiana non esiste" in cui riprendono temi già trattati approfondendolie chiarendo alcuni argomenti che veivano travisati dal pubblico e dai commentatori 




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venerdì 10 settembre 2021

Pòrta Pila, Pòrta pila, ël pì bel borgh dël nòstr Turin.


Porta Palazzo, porta pila, è il cuore popolare di Torino e come tale è raccontata in saggi (assolutamente da leggere “ Porta Palazzo e il Balon” di Cesare Bianchi, editrice Piemonte in Bancarella, Torino, 1975), romanzi, film (dal delicato e ironico “ la donna della Domenica” al più sguaiato “Al bar dello sport”), e nella musica, partendo da quella tradizionale fino ad arrivare al contemporaneo come ad esempio “al mercato di Porta Palazzo” del compianto Gianmaria Testa, oppure “Portapalazzo” di Willie Peyote. 


Uno dei suoi massimi cantori è stato anche uno dei suoi figli, quel Giuseppe Farassino “Gipo” nato a pochi isolati dalla grande piazza “Ma peui àusso j’euj lassù al prim pian, e i vëddo mia mama… a rij e am fà ciao, così, con la man: antlora am ven veuja ëd core ‘nt la strà, fërmé ‘l prim ch’a passa, crijéje: “Monsù! Ma a lo sa chiel che sì, al 6 ëd via Cuni, i son naje mi?” ( ‘l 6 ‘d via Cuni). Agli inizi della carriera i suoi primi lavori discografici sono raccolte di canzoni popolari piemontesi da “La Monferrina” a “Baron Litrun” (dedicata a Karl Sigmund Friedrich Wilhelm von Leutrum comandante della piazza di Cuneo) , in buona parte le stesse che la domenica venivano cantate dagli artisti di strada che si esibivano in piazza oppure nei cortili. Tra il 1962 e il 1963 escono: “Le canssôn d' Porta Pila” (con Riz Sammaritano e tal “Giuanin d’Porta Pila” (nom de plume dello stesso Farassino), “Le canssôn d' Porta Pila n°2” e, infine, “Le canssôn d' Porta Pila n°3”. Il menestrello delle barriere torinesi, e dei suoi personaggi da “Bleck la jena” a “Beppe naviga” da “Francon”a “El Ceser”, non dimentica Porta Palazzo che sovente fa da sfondo alle storie che racconta come ad esempio nel “’L tole ‘d Civass” (1970) nella quale il lattoniere Adalberto Romolasso giunge a Porta Palazzo con la fidanzata Mariarosa per acquistare il “seirasso” “Il seirasso è quella cosa che assomiglia un po' ai tomini c'è chi ci fa senso, chi va pazzo e chi lo mangia coi crostini.” la lite che ne consegue a causa dell’odore del latticino “Mariarosa non sapeva che il seirasso manda il puzzo più o meno che si trova in un camion di merluzzo.” porta all’annegamento della povera donna nel barile nel quale viene conservato il formaggio. Oppure il monologo “’L trenin ‘d Leinì” nel quale si racconta dell’incendio del 18 giugno 1910 provocato dal trenino che partiva da Porta Palazzo e arrivava fino a Leinì “L'è certo che, për ani, si a Turin ij sòlit traficant a l'han vendù: MERCE SALVATA DALL'INCENDIO DI PORTA PALAZZO! Sta màniga d'artista dël bidon, 'mpinìa 'd ròba frusta ij magasin, 'd neuit l'ambërlifavo co'l nèir fum e peui la sbolognavo la matin.” (Gipo a sò Piemont – Vol. 2” nel 1971).

 Il suo capolavoro arriva nel 1967: due anni prima, nel 1965, Charles Aznavour pubblica il brano “La Bohème” scritto insieme a Jacques Plante, la canzone struggente sottolineata da uno scarno pianoforte e dal violino racconta la gioventù e l’amore di due artisti squattrinati a Monmartre, Farassino la riprende all’interno dell’album “Auguri” e la trasforma nella celeberrima “Porta Pila” i due artisti diventano una sartina e un ragazzo che vive di espedienti. È uno spaccato di vita di un quartiere e di un epoca nella quale anche i piccoli piaceri che potevano essere un film al cinema oppure fumare delle sigarette già confezionate era quasi un lusso “Të spetava ògni sèira, tacà a cola pentnòira, pròpi sota toa ca, mì fasia ij sàut mortaj për comprè quatr nassionaj e portete al cine Auròra”, inevitabilmente la vita porta i due amanti per strade differenti lui via da Torino a cercar fortuna e lei, nonostante la promessa di aspettarsi, verso il matrimonio. Il finale è uno straziante ricordo di un tempo e di una gioventù ormai alle spalle “’t ses pì nen a Pòrta Pila; col negòssi ‘d pentnòira j’è pì nen e la Doira a smija ‘n canal ëmbotija, cò ij so mërcà quatà: Pòrta Pila a smija mòrta e mì canto magonà: Pòrta Pila, Pòrta Pila, la gioventù sensa sagrin. Pòrta Pila, Pòrta Pila, adess lìè mach p’ ‘n seugn lontan”.

Lorenzo Vergnasco

venerdì 13 agosto 2021

Shoeless Joe

 




Il 12 Agosto si è giocata la partita Chicago White Sox - New York Yankees, e fin qui nulla di strano visto che era il 1928esimo incontro tra le due squadre, però non si è giocato nè nella grande mela e neppure nella windy city ma bensì a Dyersville, Iowa. A chi non segue il baseball il nome probabilmente non dirà nulla eppure è la location di uno dei film sul gioco più iconici della storia quel "Field of dreams" (in italiano tradotto, chissà perchè, "l'uomo dei sogni") uscito nel 1989 e tratto dal libro "Shoeless Joe" scritto da W.P. Kinsella nel 1982. Non starò a raccontare la trama della pellicola potete trovare tutto su https://en.wikipedia.org/wiki/Field_of_Dreams, voglio però puntare il riflettore sul personaggio che da il nome al libro e che ne rappresenta uno degli elementi fondamentali, quel Shoeless Joe Jackson che è da tutti ricordato come uno dei grandi del baseball. 




Joseph Jefferson Jackson nasce nel 1887 a Pickens County, South Carolina figlio maggiore di una famiglia di contadini che non può permettersi di mandarlo a scuola, rimarrà per tutta la vita semianalfabeta motivo per il quale i suoi, rari, autografi valgono cifre da capogiro. A 13 anni viene notato dal proprietario di una company town chiamata Brandon Mill (le company town erano città satelliti nelle quali vivevano gli operai dell'azienda che l'aveva fondata) e inizia a giocare per il team cittadino dal quale riceveva $2,50 per ogni partita giocata il sabato, è l'inizio della sua carriera. 


Jacson (secondo a dx della seconda fila) nel 1907 con il Victor Mills team

Nel 1908 firma per i Philadelphia Athletics dove rimane fino al 1909, passa poi a Cleveland e infine nel 1915 ai Chicago White Sox con i quali vince la World Series del 1917. Il soprannome "Shoeless" (scalzo) gli venne dato da un tifoso agli inizi della carriera quando per colpa di un paio di scarpe nuove che gli provocavano male ai piedi finì la partita scalzo.  Ancora oggi è il 4° giocatore per media battuta in carriera,  è il primo per tripli e media battuta in carriera sia  per Cleveland che per Chicago, è stato votato dai tifosi come 12th miglior esterno della storia del baseball.




 Un giocatore così dovrebbe trovare posto nella Hall of Fame eppure i suoi record e la sua popolarità vennero distrutti dalla vicende chiamata dai media statunitensi "Black Sox". Alla fine del campionato del 1919 le World Series vennero disputate tra i Cincinnati Reds e i White Sox con la vittoria dei primi per 5-3 (si giocava al meglio delle 9 partite) Shoeless terminò la serie con 12 su 32, avg 375, 5 su 12 con gli uomini in base, 5 punti, 3 doppi, 1 home run e 6 punti battuti a casa. Nel corso della stagione successiva diversi rumors su un accordo tra degli scommettitori e alcuni giocatori di Chicago per perdere la finale in cambio di denaro,  attirarono l'attenzione della MLB che instituì un gran giurì per indagare sulla vicenda alla fine vennero individuati 8 partecipanti alla cospirazione che vennero radiati dal professionismo: Arnold "Chick" Gandil, Eddie Cicotte, Oscar "Happy" Felsch, "Shoeless" Joe Jackson, Fred McMullin, Charles "Swede" Risberg, George "Buck" Weaver, Claude "Lefty" Williams. In particolare la posizione di Jackson è sempre stata controvesa da un lato ammise di aver ricevuto $ 5.000 dagli scommettitori, dall'altro disse (e i numeri paiono dargli ragione) di aver giocato tutte le partite per vincere. Fatto sta che ancora oggi la MLB non trova motivazioni per riabilitarlo.



Underwood & Underwood - Anderson, Wayne (2004) "The Fix" in The Chicago Black Sox Trial: A Primary Source Account, Great Trials of the Twentieth Century, New York, United States: The Rosen Publishing Group, pp. p. 10 Retrieved on 3 June 2011. ISBN: 0-8239-3969-3.

 Shoeless continuerà a giocare per altri vent'anni in altre leghe semiprofessionistiche svolgendo anche altre attività tra cui proprietario di una lavanderia, un barbecue restaurant e infine un negozio di liquori a Greenville, South Carolina. Morirà di infarto il 5 dicembre 1955 senza smettere di professare la sua innocenza.

Jackson nel suo negozio di liquori



mercoledì 2 giugno 2021

M. L'uomo della provvidenza



Il secondo capitolo delle vicende italiane tra le due guerre è forse meno potente del primo ma è anche meno ricco di violenza. Dopo il delitto Matteotti Mussolini consolida il potere e lo fa approfittando dell'incapacità dei socialisti di essere avversari e dell'ignavia del mondo liberale che anzi più volte gli va in soccorso. E' un'Italia che senza accorgersene si trova piegata ai voleri del tiranno che poco a poco distrugge qualunque parvenza di democrazia, un dittatore che non esita a passare sopra a chiunque siano i suoi compagni di battaglia, sia la famiglia, siano le sue molte amanti. 

Che ritratto di Italia e di Mussolini viene fuori, l'Italia è un paese inerme con un re inutile e incapace, un mondo politico che in fretta si riposiziona a favore del dittatore, un mondo economico che vede con favore l'eliminazione dei sindacati e quindi anche di qualunque forma di conflittualità con i lavoratori e questo nonostante i disastrosi provvedimenti economici del regime. Mussolini è un uomo solo al comando, non si fida di nessuno neanche dei suoi strettissimi collaboratori che non esita a buttare in mare quando ne ha convenienza, dal punto di vista economico è un disastro nessuno dei suoi provvedimenti è in qualche modo utile a trasformare l'Italia in quella potenza che lui vagheggia, in politica estera non ha nessun peso. Alla ricerca della grande impresa si butta nell'avventura libica e solo con il terrore e il genocidio riesce ad aver ragione dei libici che non accettano la presenza italiana. 

Globalmente un affresco di un'Italia povera sia in città che in campagna, che accetta di trasformarsi in una dittatura per incapacità delle sue classi dirigenti e per la forza di una propaganda martellante.

martedì 18 maggio 2021

E il mio maestro mi insegnò com'è difficile trovare l'alba dentro l'imbrunire.


Un anno fa scrivevo questo breve augurio di buon compleanno per uno dei più grandi e complessi musicisti italiani del '900 capace di spaziare dalla sperimentazione elettronica, alla musica classica e al pop, alcuni suoi versi rimarranno nella memoria di tutti.

Voglio ricordarlo con questa foto che risale al Salone del libro 2009 quando ebbi il piacere e l'onore di fargli da autista e accompagnatore.

Che la terra ti sia lieve maestro!

"La primavera intanto tarda ad arrivare"


mercoledì 14 aprile 2021

la ludopatia non è uno scherzo

 

Chiunque abbia avuto a che fare con un famigliare o un amico affetto da ludopatia sa perfettamente che la grande esplosione del problema si è avuta quando lo stato ha dato la possibilità ai titolari di una concessione di installare slotmachine e videopoker all'interno di locali aperti al pubblico, prima di allora per poter giocare legalmente ci si doveva recare in un casinò e in Italia ce ne solo solamente 4 (Sanremo, Saint Vincent, Campione d'Italia e Venezia), è quindi evidente che la platea di potenziali giocatori era decisamente ristretta. Esisteva certo la possibilità di accedere a bische clandestine ma era abbastanza complicato e non alla portata del semplice cittadino. Mentre fino a pochi anni fa i malati di ludopatia erano relativamente pochi con l'avvento della nuova legislazione si sono avvicinati al gioco (e quindi anche alla malattia) sempre più persone e di categorie che fino a quel momento  non avevano la possibilità di accedere al gioco d'azzardo, i centri antiludopatia hanno visto la loro utenza cambiare sempre più pensionati, casalinghe, ragazzi giovani, rovinati dalla possibilità di accedere al gioco di fatto senza nessuna limitazione e controllo.

Nel 2016 la Regione Piemonte ha approvato una buona legge che da un lato garantisce il diritto dei concessionari di continuare il loro lavoro e dall'altro però stabilisce precisi limiti sull'installazione delle macchine e quindi vennero individuati dei luoghi sensibili (scuole, luoghi di culto, ospedali, stazioni, banche e bancomat ecc...) dai quali occorreva che i locali di gioco fossero ampiamente distanziati (500mt nei comuni più grandi, 300 in quelli più piccoli). 

Nel 2020 la Lega che nel frattempo è andata al governo della regione propone per mano del consigliere Leoni ha presentato una proposta di legge per abrogare buona parte della legge 9/2016 in nome di una presunta emergenza occupazionale che però viene smentita dalla relazione presentata dallo stesso presidente della Giunta regionale Cirio nel gennaio 2011 e dalla quale si evince che tra il 2016 e il 2019 il volume delle giocate è diminuito dell'11%  e un calo  di oltre il 20% di pazienti presi in carico dai servizia sanitari che si occupano di dipendenza da gioco. Dal punto di vista occupazionale nel quadriennio a fronte di 2017 assunzioni ci sono stati 2.069 licenziamenti un differenziali minimo per definirla crisi. 

La ludopatia è un problema importante e non penso che i mancati guadagni possano giustificare il ritorno a un lassismo che ha già dimostrato di essere motore di sofferenze fisiche, psicologiche ed economiche.

Legge 9/2016

Relazione sugli effetti della legge 9/2016




martedì 6 aprile 2021

#carbonaraday


Visto che è il #carbonaraday vi do la ricetta della carbonara risottata che faccio io:

1) tagliate la pancetta o il guanciale a cubettini (lo speck non va bene perchè è troppo magro) e mettetelo in padella a sudare (a fuoco leeeeeeeeeeeeeento).



2) mettete su l'acqua salata e aspettate che arrivi a bollore. quando la pancetta sarà rosolata, toglietela  e lasciate il grasso in padella, nel frattempo l'acqua e pronta, buttate gli spaghetti e lasciate che si ammorbidiscano a quel punto toglieteli e buttateli nel grasso facendoli imbibire per bene (quasi tostati come fosse un risotto) a quel punto procedete con la cottura mettendo un mestolo di acqua di cottura alla volta esattamente come fosse il risotto. 






Nel frattempo in una ciotola mettete un rosso d'uovo a testa e sbattetelo leggermente con pecorino grattugiato e pepe (abbondate) in modo che sia ben amalgamato.  Quando la pasta sarà al punto di cottura desiderato (e il liquido completamente asciugato) spegnete il fuoco e lasciate riposare un attimo prima di buttare dentro le uova girando continuamente in modo che crei la crema (ricordate che l'uovo coagula tra i 65 e i 70° e quindi più la temperatura della pasta sarà vicina ai 65 più sarà una crema e non una frittata.




giovedì 11 febbraio 2021

Trova le differenze

 


Quando ero ragazzino uno dei miei giochi preferiti della Settimana Enigmistica era "aguzzate la vista" che consisteva nel confrontare due disegni e trovare le piccole differenze tra loro, oggi vorrei proporre lo stesso gioco ma con due fatti storici della seconda guerra mondiale.

Alle ore 8 del 12 luglio, domenica, 250 militari appartenenti al XI Corpo d’Armata del gen. Robotti, elementi del 2° battaglione Squadristi emiliani, squadristi fiumani, cetnici e drappelli di carabinieri, con 5 carri armati entrarono, provenienti dalle sovrastanti alture di Kikovica ove erano confluite dal giorno 8, nel paese di Podhum (Croazia) e vi bloccarono tutta la popolazione: nel corso del successivo rastrellamento casa per casa, vennero catturati tutti gli uomini di età compresa tra i 16 e i 64 anni (120 individui) di cui 108 (alcuni erano riusciti a scappare)   vennero immediatamente uccisi con raffiche di mitragliatrici e i loro corpi gettati in una vicina cava. Il paese venne razziato di tutto ciò che poteva avere un valore e di tutti i capi di bestiame e di animali da cortile. Gli abitanti sopravvissuti (circa 1000 persone tra anziani, donne e bambini) vennero caricati sui camion e una parte trasferiti nel campo dell'isola di Arbe (dove secondo le statistiche trovarono la morte alcune migliaia di internati) l'altra a Gonars (Friuli) e alle Fraschette (Alatri), il paese venne poi dato alle fiamme.

I maggiori responsabili dell'eccidio sono individuati nel prefetto del Carnaro Temistocle Testa, che alla fine del conflitto venne salvato dal processo grazie agli inglesi e inviato in una sorta di confino in Calabria. Morrà, probabilmente suicida, nel 1949 senza mai essere giudicato per i suoi crimini di guerra. Il generale Mario Robotti alla fine della guerra non venne arrestato e finì i suoi giorni in pace a Rapallo.

Il 19 settembre 1943 a seguito del rapimento di due soldati tedeschi da parte di una formazione partigiana la divisione SS Leibstandarte "Adolf Hitler" comandata  dall'Oberführer Theodor Wisch e dal Sturmbannführer Joachim Peiper entrano nella città di Boves (Cuneo) e arrestano il parroco Don Giuseppe Bernardi e Antonio Vassallo (semplice cittadino) di patteggiare con i partigiani la restituzione degli ostaggi in cambio della salvezza del paese. I due raggiungono le montagne e riescono a tornare a Boves con i due ostaggi, la loro attrezzatura e anche il corpo di un militare tedesco caduto in battaglia qualche giorno prima. A questo punto il comando tedesco non mantiene la parola data ("la parola d'onore di un ufficiale tedesco vale gli scritti di tutti gli italiani" aveva detto Peiper) e da inizio all'eccidio, alla fine della giornata saranno 25 i morti e oltre 350 le case bruciate.

Alla fine della guerra il superiore di Peiper, generale Lieb, venne condannato a due anni di prigione ma liberato già nel 1947. Peiper venne condannato a morte per aver giustiziato 80 prigionieri americano in Belgio, sentenza poi commutata in ergastolo dal quale comunque sfuggì nel 1956 quando venne liberato. Si trasferì  sotto falso nome a Traves in Francia dove venne riconosciuto e denunciato, il 13 luglio del 1976 perì nell'incendio della sua casa forse appiccato da alcuni ex partigiani.

Come si può vedere i due fatti hanno molte similitudini se non che del primo in Italia non si ha memoria (come per altro degli oltre 400 villaggi slavi incendiati tra il '41 e il '45) mentre il secondo viene celebrato a memoria della brutalità nazista. Forse dovremmo fare i conti con i nostri delitti senza rifugiarsi nel "è passato tanto tempo" oppure nel trito e ritrito "italiani brava gente".



mercoledì 27 gennaio 2021

Italiani, brava gente

Negli anni'30 del '900  in piazza Castello angolo via Garibaldi, nel palazzo che oggi ospita la sede della Giunta regionale del  Piemonte, si trovava il negozio di tessuti e abbigliamento  “Alle province d’Italia” proprietà di Benvenuto Colombo, del fratello Enrico e in cui lavorava anche il figlio Mario.


 In seguito alle leggi razziali del 1938, con il divieto agli ebrei di possedere e gestire attività commerciali, la famiglia Colombo si trovò costretta ad affidare formalmente il negozio a un loro dipendente di fiducia. Dopo l’8 settembre 1943, con l’occupazione nazista dell’Italia del centro-nord cominciarono le deportazioni degli ebrei italiani verso i campi di sterminio in Polonia; Enrico, Benvenuto e Mario furono vittime del tradimento da parte del dipendente che gestiva il loro negozio. Scesi a Torino il 27 ottobre 1943 per quello che doveva essere un incontro di affari al caffè Zucca in via Roma, i Colombo vi furono arrestati dalle SS. Il dipendente fedifrago incassò la taglia di 5.000 lire per ogni arrestato (circa 1.550 euro attuali) e si appropriò del negozio. Enrico, Benvenuto e Mario vennero deportati a Auschwitz il 6 dicembre 1943. Benvenuto ed Enrico vennero uccisi al loro arrivo a Auschwitz l’11 dicembre 1943, Mario sopravvisse ancora un’anno alle dure condizioni del campo. 
Davanti all'ingresso della Regione l'artista tedesco Gunter Demning ha posto 3 Stolpersteine (pietre d'inciampo) alla loro memoria  



P.S. alla fine del conflitto il colpevole venne individuato, arrestato e processato per venire poi amnistiato come nulla fosse... Sì, sì siamo proprio brava gente!



giovedì 7 gennaio 2021

Patrioti? no, golpisti (aggiornamento al 6/9/23)

 


Dopo l’assalto a Capitol Hill da parte dei sostenitori del presidente uscente Trump oggi molti commentatori sia di sinistra (soprattutto quelli che si definiscono di vera sinistri) e molti di destra (la grande accozzaglia sovranista che si riconosce in Meloni e Salvini) parla di fatti dovuti alla divisione della società americana e quindi di fatto di una rivolta in nome delle diseguaglianze economiche e sociali. Tutti costoro tendono a dimenticare alcuni fatti il primo è che buona parte dell’elettorato Trumpiano fa parte della popolazione con un reddito annuo superiore ai 100.000$, non li definirei poveri diseredati, (fonte https://abcnews.go.com/Elections/exit-polls-2020-us-presidential-election-results-analysis ).

Occorre analizzare chi sono i gruppi di sostegno a quello che va considerato ex-presidente: Il più famoso con molti seguaci anche in Italia è sicuramente QAnon, gruppo complottista di estrema destra, nato nel 2017 quando comparve il primo messaggio, dell’utente noto come Q sulla piattaforma 4chan, nel quale si rilasciavano presunte informazioni riservate legate a operazioni segrete del governo per combattere il deep state. Infatti i seguaci di QAnon credono che un’organizzazione chiamata deep state, di cui fanno parte artisti, politici, economisti, imprenditori controlli il governo americano e quindi anche il resto del mondo e che Trump sia il “messia” inviato per distruggerli. Questa teoria si intreccia con altre molto famose negli ambienti dell’estrema destra come quella legata al new world order. Di questa cospirazione farebbero parte George Soros (immancabile), Barak Obama, Hillary Clinton, Johnny Depp, Tom Hanks, Madonna, Lady Gaga, Joe Biden, la setta del deep state sarebbe legata a riti satanisti, della cabala ebraica e sarebbero dediti ai sacrifici rituali e alla pedofilia. Nel corso degli anni sono molti gli eventi preannunciati, e mai avvenuti, da QAnon: l’operazione the Storm, nella quale Trump e le truppe a lui fedeli avrebbero dovuto arrestare migliaia di aderenti al deep state per deportarli a Guantanamo; Mark Zuckerberg avrebbe lasciato Facebook e sarebbe fuggito dagli Stati Uniti; il CEO di Twitter avrebbe fatto lo stesso e così via. 

Ad un certo punto questo delirio è approdato anche alle tv e ai giornali grazie a conduttori come Sean Hanity o attrici come Roseanne Barr e gli aderenti a QAnon sono cresciuti a dismisura, alle ultime elezioni sono persino riusciti ad eleggere Marjorie Greene alla camera dei deputati.

Gruppo decisamente più pericoloso per via dei suoi agganci con il mondo del suprematismo bianco è quello dei Proud boys, nato nel 2016 è formato da soli uomini  ed è fondamentalmente razzista (anche se ha al suo interno anche personaggi di origine latina), misogino, antislamico, omofobo. Esiste anche una costola femminile che propugna la sottomissione delle donne agli uomini. Ultimamente è stata creata anche una sezione paramilitare (fraternale order of alt-knights). l’organizzazione è sospettata di aver avuto un ruolo negli incidenti di Charlottesville nel 2017 in cui morì una manifestante antirazzista investita da un’auto.

Si sono svolti i primi processi a carico dei leader che guidarono l'assalto al parlamento statunitense e sono arrivate le prime condanne: Enrique Tarrio 22 anni, Joseph Biggs 17, Zachary Rehl 15, Dominic Pezzolla 10, Ethan Nordean a 18. Rimane a piede libero il mandante che risponde al nome di Donald Trump.

Infine i Boogaloo boys, gruppo organizzato in modo paramilitare che considera una seconda guerra civile americana inevitabile. Complottisti e negazionisti nei confronti della pandemia si oppongono a qualunque tipo di restrizione del governo. Cresciuti grazie ai social oggi possono contare su migliaia di aderenti organizzati in modo militare. Negli ultimi anni si sono distinti come “disturbatori” in varie manifestazioni per i diritti delle minoranze, antirazzisti e antifascisti.

Queste sono la maggior parte delle truppe dell’ex-presidente e faccio fatica a trovare al loro interno delle ragioni legate alla povertà, alla disoccupazione o alla negazione dei diritti. Tutti loro fanno riferimento a precise teorie razziali che possono essere ricondotte a derive fasciste e naziste abbastanza diffuse negli Stati Uniti.