Pensandoci bene il 2016 mi ha riservato alcuni momenti di
vera felicità e altri di immensa tristezza. Nei primi metto il diploma di
Lorenzo… un diploma voluto, per il quale ha e abbiamo lottato a volte contro
tutto e tutti. Nei secondi la perdita di Zia Lella, una perdita che mi, ci ha
preso alla sprovvista… e mettere a posto nelle sue cose è pure peggio… perché
mettere le mani nella vita degli altri è sempre brutto. Però quando trovi una
scatolina, piccola… nella quale ci sono un braccialetto di perline con il nome,
un paio di orecchini di rame e perline e una collanina degli stessi materiali…
cose che ti rendi conto appartengono alla tua giovinezza, a quando aveva 10, 12
anni e scopri che lei le aveva tenute, come si tiene un gioiello o una cosa
preziosa… solo in quel momento ti rendi conto del suo amore… So long Lella…
Libri, cucina, baseball, calcio, sport in genere, politica e varia umanita'.
sabato 31 dicembre 2016
martedì 20 dicembre 2016
"mi si nota di più se vengo e sto in disparte oppure se non vengo proprio?"
Cara Sindaco Appendino, la sua assenza dalla commemorazione ufficiale dei fatti del XVIII Dicembre 1922 (assenza non sanata certo dalla presenza dell’Assessore ai Trasporti) è ancor prima che una scortesia istituzionale un manifesto programmatico di rimozione dei principi fondanti della nostra nazione, nata anche da quegli 11 omicidi che ebbero la copertura del Primo ministro dell’epoca (quella brava persona che alcuni suoi compagni di partito rimpiangono). E dire che solo un paio di settimane fa blaterava di “difesa della Costituzione”, ecco le comunico che quella Costituzione che le è tanto cara nasce sull’antifascismo (anche se il un suo caro compagno di partito “fascismo e antifascismo sono cose antiquate”). La sua assenza non fa che dimostrare, se mai ce ne fosse ancora bisogno, il suo altezzoso snobismo tipico dell’ambiente sociale dal quale proviene. Per fortuna la città ha ancora in se gli anticorpi antifascisti necessari per superare anche il suo mandato.
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Ubicazione: Torino, Piemonte, Italia, Terra
Turin Metropolitan Area, Metropolitan City of Turin, Italia
martedì 9 agosto 2016
Maionese di acqua di mozzarella...
Prove di cucina molecolare...
prendere una mozzarella (anche fior di latte) tagliarla a pezzi piccoli, metterla in una ciotola coprirla con la pellicola e metterla nel microonde a circa 350 W per 3-4 minuti. quando la mozzarella è sciolta filtrare il liquido e lasciarlo raffreddare. aggiungere al liquido un cucchiaino di lecitina di soia e montare con un po' d'olio a file. aggiustare di sale e pepe e avrete una perfetta maionese di mozzarella.
venerdì 20 maggio 2016
Chi era Željko Ražnatović
Che i più conoscono come “Tigre Arkan”, inizia la sua carriera come rapinatore, conosce le carceri di mezza europa (anche quelle italiane), Negli anni ‘80 torna a Belgrado dove diventa leader degli Ultras della Stella Rossa, su quelle gradinate si forma l’esercito paramilitare da lui comandato. Allo scoppio del conflitto con la Croazia viene incaricato da Slobodan Milosevic di organizzare le truppe volontarie, attinge dalla sua milizia e dalle carceri di Belgrado. Durante la guerra le “Tigri” sono protagoniste dei peggiori massacri che la caratterizzano: Bijeljina, Brčko, Kolobara, Mujkici, Merajele, Glogova, Prijedor, Hambarine, Kozarac, Tokovi, Rakovčani, Ćela, Rizvanovići, Sanski Most, Krasulja, Cerska, Višegrad Srebrenica, alcune delle loro “imprese”.Le Tigri rimangono attive fino all’ultimo giorno di guerra. Nel frattempo Arkan mette a frutto la sua attività e si arricchisce grazie ai saccheggi e al contrabbando, diventa presidente dell’FK Obilic di Belgrado che vincerà il campionato e parteciperà alla Champions League. Arkan verrà ucciso il 15 gennaio 2000 in un albergo di Belgrado, in questa occasione i tifosi della Lazio esposero lo striscione “onore alla tigre Arkan”, Ecco questo era l’amico del cuore del prossimo allenatore del Toro..
Nel 2010 Adriano Sofri scrisse:
"HO SCRITTO nella mia rubrica sul Foglio (che è irresponsabile delle mie opinioni, e viceversa) a proposito dell' arrivo di Sinisa Mihajlovic. Poi ho letto i commenti, in particolare sul sito www.fiorentina.it. Molti mi mandano semplicemente al diavolo, si sdegnano che un delinquente come me dica la sua, mi augurano di finire i miei giorni in una cella eccetera. Non saprei rispondere a questi sfoghi appassionati. RISPONDEREI a chi mi rimprovera di mischiare la politica al calcio e di essere intollerante (compreso Gianfranco Teotino sul Corriere Fiorentino, che obietta all' "altolà di Sofri a Sinisa per le sue idee politiche"). Ora, la politica e il calcio si sono mischiate da sempre, e sempre peggio. Quanto a me, sostengo senza riserve la libertà delle idee, politiche e non, di ciascuno. Ma c' è un equivoco. Io parlo del sostegno militante e mai ripudiato (anzi, sempre ribadito) che Mihajlovic ha offerto a crimini e criminali di guerra. Viene da sorridere amaramente all' auspicio che lo sport si astenga dalla politica, per chi sappia che le scintille prime del bagno di sangue nella ex-Jugoslavia vennero dagli stadi di calcio. Arkan era stato il capo degli ultras della Stella Rossa, quando era ancora un feroce delinquente comune, e prima di diventare un capo di massacratori, stupratori, torturatori, kapò e saccheggiatori di migliaia di civili innocenti. Mihajlovic era amico di Arkan, e si dice fiero di non rinnegare gli amici: ma c' è una differenza fra rinnegare un' amiciziae ripetere ancora oggi che «Arkan è stato un eroe del popolo serbo». Dice Mihajlovic: «Siamo un popolo orgoglioso. Siamo tutti serbi. Preferisco combattere per un mio connazionale». Non so che cosa pensino delle cosiddette guerre nella ex-Jugoslavia i sostenitori della Fiorentina. Ma il nazionalcomunismo di Milosevic e dei suoi scherani, che ha riportato il genocidio nell' Europa a un' ora d' aereo da Firenze, non è "un' idea politica", e la frase dell' orgoglioso Mihajlovic somiglia a quella che avrebbe potuto dire un tedesco al tempo di Hitler: «Siamo un popolo orgoglioso. Siamo tutti tedeschi. Preferisco combattere per un mio connazionale». La dissero in tantissimi, pochissimi invece se ne vergognarono. Quei pochissimi riscattarono l' umanità. E' successo anche nella ex-Jugoslavia. Il mio amico Jovan Divijak, cittadino di Sarajevo, era serbo, ed era il vicecomandante dell' esercito: preferì restare dalla parte della città assediata e martoriata. Il punto era questo. Sono anch' io, nei miei limiti, amante del calcio e tifoso: il tifo ha vizi tremendi, ma ha anche il pregio di farci ricordare di essere stati ragazzi, e dunque di farci ammirare ancora un calcio piazzato da un artista come Mihajlovic. Non mi sognerei affatto di mettere Mihajlovic al bando da una città o da una squadra. Mi piacerebbe sapere che ha ripensato a tutto quello scempio, e che gli dispiace tanto. Allora lo stato d' animo di tanti tifosi viola - "forse ci voleva una mano un po' più dura per la nostra squadra" - non suonerebbe allarmante, ma scanzonato e augurale."
martedì 22 marzo 2016
Bruxelles 2016
Un altro attentato ha scosso la capitale belga e subito l'italico ciarpame politico ha iniziato a berciare in modo squallido... tralascerei questi signori, il cui parere equivale a quello di una seppia in umido, per concentrarmi sul "cosa fare". Innanzitutto mi piacerebbe che la si piantasse con la scemenza immigrazione=terrorismo, le due cose non sono legate e non potrebbero essere più lontane. Quasi tutti i terroristi di parigi e molto probabilmente quelli di oggi sono nati, cresciuti, educati e istruiti in Europa. La domanda diventa allora "Perchè" , la prima risposta è data dalle politiche di integrazione messe in atto da Francia e Belgio che non hanno dato sbocchi di vita a questi nuovi cittadini, i loro padri arrivavano dal nulla e quindi anche vivere in un ghetto, con pochi servizi e in case non propriamente belle era comunque un passo avanti rispetto alla vita che facevano prima, i loro figli invece che sono nati qui e tutto quello che conoscono è il ghetto vorrebbero andare oltre e qui i sistemi di integrazione hanno fallito, bassa scolarità, nessuna possibilità di avanzamento sociale, nessuna possibilità di vita alternativa a quella del ghetto. Le vie rimangono quindi due, la criminalità comune legata allo spaccio e al piccolo furto, oppure la radicalizzazione religiose. E qui c'è il secondo enorme errore dell'occidente che per anni non ha badato a ciò che succedeva nelle banlieu e soprattutto ha lasciato che i movimenti terroristici mediorientali, resi ancora più forti e radicali dalla guerra in iraq e dalla situazione siriana, continuassero a fornire a questi giovani soldi, logistica, addestramento, armi. Finchè l'Europa non inizierà a tagliare alla radice Daesh bombardando i campi di addestramento, tagliando le possibilità di finanziamento e bloccando i viaggi di questi giovani da e per la Siria non risolverà niente. Il secondo passo dovrà farlo sul piano interno, radendo al suolo i quartieri dormitorio e le città satellite e ripensando completamente l'organizzazione delle città per evitare di avere intere aree fuori dal controllo dello stato.
sabato 20 febbraio 2016
Addio
Quel giorno doveva arrivare ed è giunto ieri. Da oggi il mondo, non solo quello accademico, non solo quello letterario, è un po’ più povero. Nella lettura di “numero zero” avevo notato una certa stanchezza, una vena di tristezza, quasi come se lo scrittore dicesse “sono stanco non ce la faccio ad andare oltre” e infatti avevo giudicato il libro più un racconto lungo che un romanzo breve. A Eco devo molto, fin da quando mi venne regalato “il nome della rosa” in occasione del mio diciassettesimo compleanno nell’ormai lontano 1984, rimasi folgorato dalla forza della scrittura, dalla capacità di fare lunghe descrizioni senza risultare mai noioso. Poi venne il pendolo e lì imparai veramente a distinguere il vero dal falso e a non farmi abbagliare solo da ciò che c’è in superficie. Le basi di ciò che sono adesso dal punto di vista intellettale le devo a lui, mi ha insegnato a pensare in modo libero e ad andare a fondo degli argomenti Penso che la summa di tutto il suo lavoro la si trovi ne “il cimitero di Praga” nel quale qualche fesso è persino riuscito a trovare un certo antisemitismo di fondo quando invece era un libro tutto incentrato sul come si crea un sentimento collettivo contro qualcuno o qualcosa, argomento assolutamente attuale. A queste persone, a coloro che in questi giorni staranno fuori dal coro e diranno di lui peste e corna per il fatto di essere fondamentalmente ateo e di aver criticato più volte un certo modo di fare politica e l’attrazione dell’italiano medio per l’uomo forte, ecco a loro dedico questa mirabile pagina del Pendolo.
…Quella volta Belbo aveva perso il controllo. Almeno, come
poteva perdere il controllo lui. Aveva atteso che Agliè fosse uscito e aveva
detto tra i denti: “Ma gavte la nata.” Lorenza, che stava ancora facendo gesti
complici di allegrezza, gli aveva chiesto che cosa volesse dire. “È torinese.
Significa levati il tappo, ovvero, se preferisci, voglia ella levarsi il tappo.
In presenza di persona altezzosa e impettita, la si suppone enfiata dalla
propria immodestia, e parimenti si suppone che tale smodata autoconsiderazione
tenga in vita il corpo dilatato solo in virtù di un tappo che, infilato nello
sfintere, impedisca che tutta quella aerostatica dignità si dissolva, talché,
invitando il soggetto a togliersi esso turacciolo, lo si condanna a perseguire
il proprio irreversibile afflosciamento, non di rado accompagnato da sibilo
acutissimo e riduzione del superstite involucro esterno a povera cosa, scarna
immagine ed esangue fantasma della prisca maestà.”…
Grazie di tutto Umberto
lunedì 1 febbraio 2016
Famiglia? Quale famiglia…
All’indomani del family day dove
un sacco di gente che non ha famiglia (suore, preti ecc…) oppure ne ha 2 o 3
(vedi Adinolfi) si inventa dei concetti come famiglia tradizionale e famiglia
naturale, mi corre l’obbligo di scrivere un paio di righe per chiarire alcuni
punti.
Checché ne pensino gli allegri
manifestanti “famiglia naturale” non significa “di natura” anche perché in
natura il concetto di famiglia è inesistente e la monogamia costituisce
eccezione e non regola.
“Famiglia tradizionale” è una
locuzione vuota perché il concetto stesso di famiglia è diverso da cultura a
cultura o da religione a religione. I Patriarchi biblici hanno avuto tutti più
mogli e svariate concubine, nell’Islam la poligamia è prevista e normata, i
mormoni fondamentalisti la praticano pur se vietata, in alcune tribù africane è
praticata la poliandria. Tutto ciò per dire che il concetto di “famiglia” come
gruppo stabile nel quale sono presenti uomo, donna e prole è stato creato dall’uomo
quando ha voluto in qualche modo creare una società nel quale esistessero ruoli
specifici.
Il Dottor Gandolfini dal palco ha
urlato che “il sesso non è piacere ma procreazione” senza rendersene conto non
ha fatto che riportare l’essere umano alla sua natura animale quella che
prevede che il maschio insemini più femmine possibili allo scopo di preservare
la specie, quindi esattamente il contrario della “famiglia”.
p.s. volutamente tralascio le scempiaggini sentite sul ruolo della donna...
mercoledì 20 gennaio 2016
Shannara, dopo tanta attesa... che delusione!
Ho scoperto Shannara e Terry
Brooks a metà anni ’80 quando un’amica mi imprestò il primo libro. È stato
amore a prima vista e da quel giorno ho sempre aspettato con impazienza che
uscisse il volume dopo e così per 30 anni, oggi siamo a 26 romanzi e il buon
Terry non ha alcuna intezione di smettere. In questi giorni è uscito anche in
Italia la serie “the shannara chronicles” e qui casca l’asino, non contesto
l’ambientazione post-apocalittica che anticipa ciò che verrà descritto solo in
molti libri dopo è sicuramente una scelta voluta per “modernizzare” una storia
scritta molti anni fa. Contesto e con forza invece alcune scelte legate ai
personaggi in primis Allanon. Così Brooks descrive il primo incontro tra lui e
Flick “… Flick vedeva meglio lo straniero ora, e un rapido esame gli rivelò
che era indubbiamente umano, seppure di una statura quale non aveva mai visto
in nessun altro uomo. Era alto più di due metri, ma straordinariamento magro,
anche se di questo era impossibile esserne certi perché era tutto avvolto in un
mantello nero con un cappuccio spinto fin sulla fronte. Il viso in ombra era
lungo, segnato profondamente, incavato. Gli occhi erano infossati e quasi
compeltamente nascosti da sopracciglia folte che si congiungevano fieramente
sopra il lungo naso piatto. Una barba nera, corta, incorniciava una bocca larga
che disegnava sul volto una linea sottile… apparentemente immobile…” ora,
capisco che trovare un attore che risponda perfettamente a queste
caratteristiche sia molto difficile se non impossibile ma anche presentare un
tizio palestrato come Russel Crowe e con un taglio di capelli che manco El
Shaarawy sotto acido si permetterebbe, non mi pare un bel servizio alla storia.
Di lì in poi un cumulo di errori e di invenzioni dalla gara di corsa per essere
scelti come eletti, agli Elfi vestiti e pettinati come a una sfilata di moda il
tutto in un’ambientazione molto glamour e non polverosa come invece si evince
dalla lettura dei romanzi, per arrivare a una Paranor che è tutt'altro che una fortezza ma una sorta di caverna.
Mi dispiace che Brooks abbia
avallato queste scelte perché alla fine vanno contro le scelte letterarie e probabilmente avvicineranno qualche giovane alla sua produzione ma allontaneranno i vecchi lettori.
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