Non avevo mai letto nulla di
Trevanian sapevo solo che il film “Assassinio sull’Eiger” era tratto da un suo
libro. Un amico mi ha consigliato “Il ritorno delle Gru” magnificando la storia
e il personaggio principale in pratica mi stava descrivendo un capolavoro. Sono
andato in biblioteca, l’ho preso in prestito e mi son messo a leggerlo con
tutto il mio impegno. Partiamo dalla storia, spionaggio anni ’70 verosimile per
certi versi irreale per altri (come ad esempio nella vicenda del dirottamento
del concorde), letta oggi risulta inevitabilmente datata visto come il mondo è
cambiato, ma tutto sommato gradevole. I personaggi che sono il vero punto
debole del libro, quelli di contorno sono più che altro macchiette (il basco un
Rodomonte dei poveri, caciarone e presuntuoso, i “cattivi” inevitabilmente
stupidi e così via), gli unici degni di nota sono il protagonista e i
giapponesi (il maestro e il generale). Veniamo dunque a Nikolaj Hel fulcro e, di fatto, centro del romanzo…
personaggio talmente perfetto da risultare antipatico, bello,
intelligentissimo, poliglotta, genio della matematica e della crittografia,
amatore perfetto e instancabile, assassino perfetto ecc… praticamente un dio
prestato alla vita terrena, meditativo, filosofico ma eppure null’altro che assassino.
Profondamente razzista nei confronti dei non giapponesi pur essendo lui
meticcio (anche qui un filo razzista “russo senza sangue slavo”).
Sull’argomento probabilmente il personaggio riflette null’altro che il razzismo
che i giapponesi nutrono per tutto il resto del mondo e forse anche un po’ le
idee dell’autore che paiono abbastanza antisemite dove per semiti si intendono
sia gli israeliano che i palestinesi. Misogino fino all’eccesso considerando le
donne null’altro che degli strumenti di piacere. Insomma un bel personaggino
che però pare un eroe e non si capisce il perché.
La scrittura di Trevanian è lenta
e strapiena di particolari molte volte inutili, la sequenza dell’esplorazione
della grotta lunghissima, senza capo né coda e illeggibile. Fino a due terzi
scorre comunque bene ed è anche godibile quando, però, inizia l’azione sembra
che all’autore dia fastidio parlane e diventa frettoloso, accumula i fatti
senza dare il tempo di capirli per arrivare rapidamente al finale che sembra
buttato lì perché un finale serviva.
Il titolo
italiano si riferisce a una fase del Go che è il gioco in cui, ovviamente, Hel
eccelle anche se se ne parla di continuo ma non si spiega in cosa consista. Il
titolo originale è Shibumi una parola giapponese che non ha traduzione in
italiano e che grosso modo indica un grande senso di raffinatezza unito a
modestia dell’apparenza e dell’esistenza… non si capisce come questo si
attanagli a Nikolaj Hel o anche solo a Trevanian che addirittura si auto
celebra con una nota a fondo pagina come fosse un disclaimer “Nel corso di questo libro, Nicholai Hel si avvarrà
della tecnica di nudo uccidere, che però non sarà mai descritta nei
particolari. In un libro precedente l'autore descriveva una pericolosa
ascensione in montagna. Durante la trasformazione di tale romanzo in un
insipido film, un giovane e brillante scalatore rimane ucciso. In un libro
successivo l'autore illustrò un metodo per rubare dei quadri in qualsiasi ben
protetto museo. Poco dopo la pubblicazione della versione italiana di questo
libro, tre dipinti furono rubati a Milano con lo stesso identico metodo
descritto, e due di essi rimasero irrimediabilmente mutilati. Un mero senso di
responsabilità sociale gli impone ora di evitare esatte descrizioni tecniche e
di avvenimenti che, pur rivestendo, forse, un certo interesse per un pugno di
lettori, potrebbero contribuire al male fatto a (e da) i non iniziati. Per lo
stesso motivo, l'autore terrà parzialmente in ombra certe avanzate tecniche
sessuali che potrebbero essere pericolose, e sarebbero certamente dolorose, per
il neofita.” Nota che ho trovato ridicola e inutilmente
autocelebrativa.