Quando ero ragazzino uno dei miei giochi preferiti della Settimana Enigmistica era "aguzzate la vista" che consisteva nel confrontare due disegni e trovare le piccole differenze tra loro, oggi vorrei proporre lo stesso gioco ma con due fatti storici della seconda guerra mondiale.
Alle ore 8 del 12 luglio, domenica, 250 militari appartenenti al XI Corpo d’Armata del gen. Robotti, elementi del 2° battaglione Squadristi emiliani, squadristi fiumani, cetnici e drappelli di carabinieri, con 5 carri armati entrarono, provenienti dalle sovrastanti alture di Kikovica ove erano confluite dal giorno 8, nel paese di Podhum (Croazia) e vi bloccarono tutta la popolazione: nel corso del successivo rastrellamento casa per casa, vennero catturati tutti gli uomini di età compresa tra i 16 e i 64 anni (120 individui) di cui 108 (alcuni erano riusciti a scappare) vennero immediatamente uccisi con raffiche di mitragliatrici e i loro corpi gettati in una vicina cava. Il paese venne razziato di tutto ciò che poteva avere un valore e di tutti i capi di bestiame e di animali da cortile. Gli abitanti sopravvissuti (circa 1000 persone tra anziani, donne e bambini) vennero caricati sui camion e una parte trasferiti nel campo dell'isola di Arbe (dove secondo le statistiche trovarono la morte alcune migliaia di internati) l'altra a Gonars (Friuli) e alle Fraschette (Alatri), il paese venne poi dato alle fiamme.
I maggiori responsabili dell'eccidio sono individuati nel prefetto del Carnaro Temistocle Testa, che alla fine del conflitto venne salvato dal processo grazie agli inglesi e inviato in una sorta di confino in Calabria. Morrà, probabilmente suicida, nel 1949 senza mai essere giudicato per i suoi crimini di guerra. Il generale Mario Robotti alla fine della guerra non venne arrestato e finì i suoi giorni in pace a Rapallo.
Il 19 settembre 1943 a seguito del rapimento di due soldati tedeschi da parte di una formazione partigiana la divisione SS Leibstandarte "Adolf Hitler" comandata dall'Oberführer Theodor Wisch e dal Sturmbannführer Joachim Peiper entrano nella città di Boves (Cuneo) e arrestano il parroco Don Giuseppe Bernardi e Antonio Vassallo (semplice cittadino) di patteggiare con i partigiani la restituzione degli ostaggi in cambio della salvezza del paese. I due raggiungono le montagne e riescono a tornare a Boves con i due ostaggi, la loro attrezzatura e anche il corpo di un militare tedesco caduto in battaglia qualche giorno prima. A questo punto il comando tedesco non mantiene la parola data ("la parola d'onore di un ufficiale tedesco vale gli scritti di tutti gli italiani" aveva detto Peiper) e da inizio all'eccidio, alla fine della giornata saranno 25 i morti e oltre 350 le case bruciate.
Alla fine della guerra il superiore di Peiper, generale Lieb, venne condannato a due anni di prigione ma liberato già nel 1947. Peiper venne condannato a morte per aver giustiziato 80 prigionieri americano in Belgio, sentenza poi commutata in ergastolo dal quale comunque sfuggì nel 1956 quando venne liberato. Si trasferì sotto falso nome a Traves in Francia dove venne riconosciuto e denunciato, il 13 luglio del 1976 perì nell'incendio della sua casa forse appiccato da alcuni ex partigiani.
Come si può vedere i due fatti hanno molte similitudini se non che del primo in Italia non si ha memoria (come per altro degli oltre 400 villaggi slavi incendiati tra il '41 e il '45) mentre il secondo viene celebrato a memoria della brutalità nazista. Forse dovremmo fare i conti con i nostri delitti senza rifugiarsi nel "è passato tanto tempo" oppure nel trito e ritrito "italiani brava gente".
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