Dopo mesi di faticosa lettura sono giunto alla fine del libro di
Scurati. Un libro duro e difficile da digerire per chiunque si
professi antifascista. La narrazione mette a nudo la pavidità e
l’inutilità di Vittorio Emanuele III re incapace di assumere
decisioni. L’ignavia e la pochezza di molti celebrati intelettuali,
da Croce a Pirandello a Malaparte, che per comodità, piaggeria e
presunta superiorità diedero credito al regime.
L’insipienza
di una sinistra che non seppe fare argine ma anzi si perse tra faide
interne fino, di fatto, a favorire l’ascesa del fascismo. La
contiguità tra ambienti della sinistra e fascismo da Nenni a
Bombacci. L’infinita incapacità della vecchia politica italiana a
capire i sommovimenti popolari, i Facta, i Giolitti, i Salandra, i
Nitti, tutti a modo loro in qualche modo agevolarono l’ascesa di
Mussolini. Furono in pochi a mantenere la barra salda da un lato
Matteotti e dall’altra Don Sturzo, il primo assassinato il secondo
allontanato dalla vita politica dal Vaticano.
Poi
c’è lui “il figlio del secolo”, ignorante, puttaniere, un
giocatore di poker per alcuni momenti della sua vita incredibilmente
fortunato, pavido e vigliacco, voltagabbana in ogni momento della sua
esistenza. Che sfrutta la vicinanza della Sarfatti per ripulirsi e
accreditarsi presso l’intellighenzia del momento, Sarfatti che una
volta conquistato il potere viene man mano allontanata non essendo
più utile.
Viene
descritto perfettamente il ruolo di D’Annunzio che senza rendersene
minimamente conto preso dal suo ego ipertrofico e la sua ricerca
continua dell’eroismo fine a se stesso, è colui che in qualche
modo legittima un mediocre giornalista come guida per un’Italia che
vive sulla retorica di una presunta vittoria “mutilata”, un
D’Annunzio che per quattro lire si tacita quando la violenza
fascista diventa palese.
Come ho detto
all’inizio è un libro duro e difficile che costringe il lettore a
continui ricorsi ad altri libri o alle risorse della rete per
riprendere fatti, date, biografie di personaggi per riuscire a stare
dietro in modo corretto al filo del racconto.
Un libro potente che
dovrebbe essere letto soprattutto dai giovani per dimenticare
quell’aura di misticismo ed epico valore che circonda la figura di
un mediocre giornalista, politico e soprattutto uomo come Mussolini.