Premessa raramente leggo racconti, raramente leggo autori italiani e
praticamente mai leggo autrici. Da tutto questo si evince che “le
mille e una Venezia” dell’amica Liana Pastorin non partiva con i
favori del pronostico. Però sono un ragazzo coscienzioso e ho
affrontato i 10 racconti senza pregiudizio. Innanzitutto diciamo che,
da un punto di vista letterario, sono ben scritti, l’autrice è
bravissima a tratteggiare personaggi e ambientazioni in modo preciso
e in poche parole o frasi ti porta laddove ha deciso tu debba
essere in quel momento. Stilisticamente sono ben costruiti, anche se
brevi condensano in poche pagine storie dense di emozioni. In alcuni
tratti sembra di leggere Gozzano, in altri Poe e alcune frasi suonano
Gucciniane “ La morte fa bella Venezia, che muore da sempre...”.
E’ una scrittura scorrevole anche se più volte mi sono trovato a
tornare indietro di qualche frase per essere certo di non essermi
perso nulla. Non so quanto ci sia di autobiografico e personale, in
molti tratti mi è sembrato che Liana parlasse di se anche se stava
scrivendo di altro e questo mi è molto piaciuto perché scrivere
senza sentimento o emozione fa dello scrittore un burocrate della
letteratura. Ci ho trovato molto di lei in questa pagine sicuramente
del suo passato, del suo presente e spero anche del suo futuro.
Un consiglio se passate davanti a una libreria e lo vedete in
vetrina, compratelo! Ne vale la pena.
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