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martedì 14 novembre 2017
Una sconfitta dai molti padri
Finalmente il movimento calcistico italiano ha toccato il fondo ed era ora visto che obbligherà i vertici, forse, a rifondarlo.
Il capro espiatorio perfetto c’è già ed è il Commissario Tecnico che ha sicuramente molte colpe ma che ha lavorato con un materiale umano di livello bassissimo. Dopo il fallimentare mondiale 2010 (fuori al primo turno contro Slovacchia, Paraguay e Nuova Zelanda) e quello, altrettanto fallimentare, del 2014 (fuori al primo turno contro Costarica, Uruguay e Inghilterra) era evidente che bisognasse ripartire da 0. Invece i vertici federali sempre più legati mani e piedi alla politica e a cordate di proprietari non sono stati in grado di farlo. Ci si è aggrappati ai due Europei in cui siamo arrivati in finale nel 2012 (asfaltati dalla Spagna) e del 2016 (fuori ai quarti contro la Germania). Ecco buona parte dei giocatori di quell’europeo erano in rosa ieri sera (Buffon, Barzagli, Bonucci, Darmian, Chiellini, Florenzi, De Rossi, Parolo, Eder, Candreva, Insigne, Bernardeschi, El Shaarawi, Immobile), di fatto il calcio italiano in un biennio (ma in realtà da prima) non è riuscito a creare dei talenti veri…E i numeri sono sconfortanti, nell’under 21 il solo Chiesa è titolare in Serie A, nell’Under 20 i soli Cassata ed Edera giocano, poco o pochissimo, nella serie maggiore.
Degli "eroi" di ieri sera poco è il salvabile, Darmian, Florenzi, Jorginho, Immobile, Belotti, El Shaarawi, Zappacosta, in porta Donnarumma, Perin e Sirigu dovrebbero garantire la tenuta... il dramma è in mezzo al campo Verratti è un incompiuto a livello di nazionale, senza personalità e senza carisma per dirigere la squadra, Jorginho vedremo. Ma attorno il nulla se non una manciata di buoni giocatori ma non certo di fenomeni (Gagliardini, Locatelli, Pellegrini, Baselli, Benassi). In attacco rimane il dubbio Insigne che ha dimostrato di poter giocare a certi livelli solo nel sistema di Sarri, solo che in nazionale non abbiamo nè Mertens nè Callejon. C'è poi l'incognita difesa, un pugno di giocatori che al momento sembrano di livello medio e nulla più.
È evidente quindi che il problema stia a monte, nei vivai nell’inutile campionato primavera dove giocano ragazzi che in un mondo normale dovrebbero trovare posto già tra i professionisti (quest’anno sono eleggibili i ’99, quindi ragazzi di 18-19 anni) questi giocatori usciranno da lì non pronti per la A, manco per la B quando va bene troveranno posto in Lega Pro dove per la maggior parte si disperderà. I pochi che ce la faranno approderanno nei cadetti e poi nella serie maggiore non prima dei 25-26 anni, età nella quale in molti campionati europei si è già titolari.
L’altro enorme buco nero è la Serie B, scarsa tecnicamente e inutile per far crescere i giovani, basta guardare qualche partita per rendersi conto che il livello è bassissimo e che le squadre sono popolate da giocatori adatti alla C, troppi stranieri e qualche vecchio dinosauro. In queste condizioni non è pensabile che il movimento si riprenda a breve.
La Federazione ingaggerà qualche allenatore di nome ma nei fatti non risolverà nulla se non procederà ad una seria rifondazione. Via il campionato primavera e varo delle squadre B nel campionato cadetto (sul modello spagnolo), via la Under 21 (a quell’età i giocatori devono misurarsi con quelli più forti) e investimento serio sulla Under 20 come fanno tutte le federazioni serie. Riforma del campionato di B con obbligo di avere sempre in campo almeno 5 under 21 e soli 2 stranieri. Campionato di Serie A a 16 squadre con sole due retrocessioni, rose di soli 25 giocatori e possibilità di avere non più di 35 giocatori tesserati.
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Bravo Clande ...
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