Dopo cinque anni Umberto Eco
torna con un romanzo andando a esplorare un’epoca molto più vicina a noi.
Nell’Italia del 1992 un misterioso “Commendatore” con interessi nell’editoria
incarica Simei di mettere su un quotidiano dal nome “Domani”. Simei si mette
all’opera e mette su una redazione variegata sotto la direzione di Colonna che
è il personaggio che conduce la stora. Una redazione che rappresenta il mondo
del giornalismo in tutte le sue sfaccettature dal redattore di mezz’età alla
giovane giornalista specializzata in gossip. In realtà questo giornale non è
destinato alla pubblicazione ma nelle intenzioni del Commendatore e di Simei
dovrebbe essere una macchina del fango per tenere sotto scacco i potenti del
momento. Il romanzo è una scusa per parlare del mestiere di giornalista e per
rappresentare come si possono costruire le notizie rendendole credibili
(concetto già esplorato nel Pendolo, in Baudolino e anche nel Cimitero di
Praga), di come si possa leggere la storia collegando eventi non
necessariamente legati tra loro. Troviamo quindi una cavalcata attraverso il
secondo dopoguerra, dalla cattura di Mussolini a Gladio; dalla P2 al Golpe
Borghese. Si finirà con un omicidio, una storia d’amore e una fuga e la
precipitosa ritirata del Commendatore dall’impresa. C’è molto Eco in questo
romanzo anche se per i suoi standard potremmo definirlo un racconto lungo, i
personaggi sono descritti con maestria, le ricostruzioni storiche credibili
anche quando possono sembrare inverosimili. Anche la parte su Gelli in parte
ricopiata da Wikipedia è un esempio di come in questa società fortemente
digitalizzata recuperare dati, testi e storie sia relativamente facile e di
come nessuno si preoccupi dell’autorevolezza o meno delle fonti.
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