lunedì 27 gennaio 2020

Che la memoria sia memoria



Perché la memoria sia tale occorre che venga continuamente ricordata altrimenti si perderà nelle nebbie della storia. E' il caso dell'Olocausto e del Porajmos che coinvolsero ebrei, rom e sinti durante la seconda guerra mondiale. Per farlo l'artista tedesco Gunter Demnig ha inventato le Stolpersteine e cioè le pietre di inciampo che consistono in un blocco di pietra coperto da una piastra di ottone che riporta le generalità del deportato, la data del suo arresto e la data e luogo della sua morte. Di solito tali pietre vengono poste davanti alle abitazioni o ai luoghi di lavoro della persona ricordata.  Dal 1992 a oggi sono state posate oltre 72.000 pietre in tutta Europa, di queste 120 sono posizionate a Torino, ognuna di loro racconta una storia e oggi voglio raccontare quella dei fratelli Enrico e Benvenuto Colombo e del figlio di questi Mario. 



Vivevano con le famiglie in piazza Castello 15 (oggi 161 sede della Regione Piemonte) ed erano proprietari del negozio di tessuti e abbigliamento "Alle province d'Italia". All'indomani delle leggi razziali del 1938 si trovarono costretti a cedere il controllo dell'attività a un dipendente di fiducia. Si rifugiarono prima a Nizza e poi, allo scoppio della guerra nelle Valli di Lanzo. Con l'8 settembre 1943 la fondazione della Repubblica di Salò e la conseguente occupazione nazista iniziarono le deportazioni e con loro le delazioni dei tanti italiani che denunciarono amici, vicini di casa, conoscenti per la folle cifra di 5.000 lire (circa 1.600 euro attuali) per ogni denunciato. Il dipendente in cui riponevano fiducia li invitò a Torino per parlare dell'attività, vennero arrestati il 27 ottobre 1943 al caffè zucca di via Roma. Trasportati prima a Milano e poi ad Auschwitz il 6 dicembre 1943 i primi due, rispettivamente classe 1880 e 1882) non superano la selezione iniziale e vengono assassinati l'11 dicembre. Mario classe 1914 muore il 30 marzo 1944. Il delatore, che si appropriò dell'attività commerciale dei Colombo e di cui non viene tramandato il nome, verrà processato ma prosciolto per l'avvenuta amnistia decretata per i reati di guerra.

Quest'amnistia nata e voluta dal governo De Gasperi con Togliatti Guardasigilli, nacque con l'intento di pacificare il paese ma, grazie all'ambiguità delle formule scelte e alla benevolenza di una magistratura che non venne praticamente scalfita dalla caduta del fascismo,  venne applicata in modo decisamente lasco e così assassini, macellai e delatori (gente come Graziani, Borghese, Almirante, Mario Robotti, Mario Roatta) potessero serenamente morire nei loro letti senza mai pagare per il male fatto. All'amnistia Togliatti ne seguirono altre che di fatto chiusero la partita seconda guerra mondiale senza fare i conti con il passato e i danni di questa politica li possiamo vedere ancora oggi con, ad esempio, l'intolazione di vie a Giorgio Almirante (qui un breve riepilogo della sua azione durante la dittatura).

A chi molte volte straparla di cose buone fatte dal fascismo, di una dittatura tutto sommato "leggera" ricordiamo che la vita di un uomo valeva 1.600 euro.

Se questo è un uomo


Voi che vivete sicuri
nelle vostre tiepide case,
voi che trovate tornando a sera
il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
che lavora nel fango
che non conosce pace
che lotta per mezzo pane
che muore per un si o per un no.
Considerate se questa è una donna,
senza capelli e senza nome
senza più forza di ricordare
vuoti gli occhi e freddo il grembo
come una rana d'inverno.
Meditate che questo è stato:
vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
stando in casa andando per via,
coricandovi, alzandovi.
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
la malattia vi impedisca,
i vostri nati torcano il viso da voi.

Primo Levi

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