domenica 26 aprile 2020

M. Il figlio del secolo

 




Dopo mesi di faticosa lettura sono giunto alla fine del libro di Scurati. Un libro duro e difficile da digerire per chiunque si professi antifascista. La narrazione mette a nudo la pavidità e l’inutilità di Vittorio Emanuele III re incapace di assumere decisioni. L’ignavia e la pochezza di molti celebrati intelettuali, da Croce a Pirandello a Malaparte, che per comodità, piaggeria e presunta superiorità diedero credito al regime.

L’insipienza di una sinistra che non seppe fare argine ma anzi si perse tra faide interne fino, di fatto, a favorire l’ascesa del fascismo. La contiguità tra ambienti della sinistra e fascismo da Nenni a Bombacci. L’infinita incapacità della vecchia politica italiana a capire i sommovimenti popolari, i Facta, i Giolitti, i Salandra, i Nitti, tutti a modo loro in qualche modo agevolarono l’ascesa di Mussolini. Furono in pochi a mantenere la barra salda da un lato Matteotti e dall’altra Don Sturzo, il primo assassinato il secondo allontanato dalla vita politica dal Vaticano.

Poi c’è lui “il figlio del secolo”, ignorante, puttaniere, un giocatore di poker per alcuni momenti della sua vita incredibilmente fortunato, pavido e vigliacco, voltagabbana in ogni momento della sua esistenza. Che sfrutta la vicinanza della Sarfatti per ripulirsi e accreditarsi presso l’intellighenzia del momento, Sarfatti che una volta conquistato il potere viene man mano allontanata non essendo più utile.

Viene descritto perfettamente il ruolo di D’Annunzio che senza rendersene minimamente conto preso dal suo ego ipertrofico e la sua ricerca continua dell’eroismo fine a se stesso, è colui che in qualche modo legittima un mediocre giornalista come guida per un’Italia che vive sulla retorica di una presunta vittoria “mutilata”, un D’Annunzio che per quattro lire si tacita quando la violenza fascista diventa palese.

Come ho detto all’inizio è un libro duro e difficile che costringe il lettore a continui ricorsi ad altri libri o alle risorse della rete per riprendere fatti, date, biografie di personaggi per riuscire a stare dietro in modo corretto al filo del racconto.

Un libro potente che dovrebbe essere letto soprattutto dai giovani per dimenticare quell’aura di misticismo ed epico valore che circonda la figura di un mediocre giornalista, politico e soprattutto uomo come Mussolini.

sabato 25 aprile 2020

La liberazione di Torino

Già il 18 aprile Torino è bloccata dallo sciopero generale che coinvolge le fabbriche, le scuole, i servizi ed il commercio, le fabbriche sospendono il lavoro e, dove la milizia fascista non lo impedisce con le armi, gli operai escono dagli stabilimenti. Vengono bloccate tutte le attività compresi i trasporti pubblici che la milizia cerca di ripristinare senza successo. Il federale di Torino, Giuseppe Solaro, ordina la repressione ma lo sciopero è un successo

Nel frattempo due colonne tedesche rafforzate da truppe repubblichine (tra i 70.000 e i 75.000 uomini), in fuga ma perfettamente efficienti, si avvicinano alla città al comando del generale Schlemmer. La sera del 24 aprile 1945 alle ore 19.00 il Comitato Regionale Militare Piemontese (Cmrp) da il via all’insurrezione nonostante il mancato aiuto delle forze alleate al comando del colonnello Stevens che anzi propone di isolare la città facendo saltare i ponti ordine che, fortunatamente, le forze partigiane non eseguono.

Il piano prevede che tutte le formazioni partigiane della zona marcino sulla città, nel frattempo i partigiani già presenti in città con le formazioni della GAP (Gruppi d’azione Patriottica) con la collaborazione delle SAP (Squadre d’azione patriottica) entrambe formazioni di ispirazione garibaldina, le prime sono veri e propri gruppi di fuoco che operavano nelle città le seconde organizzate soprattutto nelle fabbriche e nei luoghi di lavoro. Sono loro a reggere l’urto delle forze tedesche e repubblichine nelle periferie tra il 25 e il 27 aprile e a occupare le fabbriche dei settori nelle quali è divisa la città con molte difficoltà tra Mirafiori e Lingotto. Nella notte del 25 aprile i nazifascisti riescono a rioccupare la RIV e la FIAT ricambi ma le altre fabbriche rimangono saldamente in mano alle forze di liberazione.

Nel frattempo le truppe nazifasciste penetrano in città ma riescono a controllare di fatto solamente il centro occupando Prefettura, Comune, la sede della Gazzetta del Popolo. Il 26 iniziano le prime trattative diplomatiche i fascisti offrono il passaggio di poteri, mentre i tedeschi chiedono un corridoio di libero transito per uscire dalla città in cambio del suo sgombero dichiarandola “aperta”, nel mentre attaccano comunque le fabbriche occupate e armate che potrebbero diventare un ostacolo alla loro uscita dalla città. Il comando partigiano rifiuta queste condizioni e i combattimenti continuano. Finalmente il 27 entrano in città le truppe partigiane provenienti dalle valli in evidente ritardo rispetto all’insurrezione. Lo stesso giorno Schlemmer offre una nuova soluzione per evacuare la città minacciando altrimenti la distruzione della città, il CLN rifiuta. Nella notte i nazifascisti, consapevoli di non poter resistere, forzano i blocchi e si dirigono verso Chivasso evitando di attraversare la città ma sfilando lungo le periferie.

Il 28 la città è liberata, le forze del CLN occupano i centri del potere e le caserme. In questi giorni in ossequio al piano di resistenza elaborato da Solaro il dispiegamento di cecchini fascisti miete centinaia di vittime sia tra i civili che tra le forze partigiane. Il Solaro viene arrestato in uno scantinato del Consorzio agrario di via Gioda insieme al fratello e ad altre due camicie nere, non si erano infatti uniti alla colonna delle Brigate nere che aveva evacuato la città. Dopo un processo sommario, come molti in quei concitati giorni, viene condannato a morte e impiccato allo stesso albero, posto all’angolo tra corso Vinzaglio e via Cernaia, al quale erano stati impiccati il 22 luglio 1944 Ignazio Vian, Battista Bena, Felice Bricarello e Francesco Valentino.

L’arrivo delle truppe alleate avverrà il 3 maggio.

 “Dietro ogni articolo della Costituzione, o giovani, voi dovete vedere giovani come voi che hanno dato la vita perché la libertà e la giustizia potessero essere scritte su questa Carta.” (P.Calamandrei)