mercoledì 24 ottobre 2018

Perché allargare e prolungare la ZTL torinese è una stupidaggine





Fin dagli anni’90 a Torino esiste una Zona a Traffico Limitato (ZTL), la sua creazione nasceva da un tentativo di arginare il traffico di chi utilizzava il centro come attraversamento della città e, unito alla sosta a pagamento, a garantire la rotazione dei parcheggi. Con varie modifiche la ZTL ha resistito fino ad oggi.

Il nuovo progetto di allargamento e prolungamento della ZTL creato da questa giunta comunale invece poggia su basi completamente diverse e sostanzialmente errate:

- riduzione inquinamento, però dai dati delle centraline torinesi risulta che la peggior qualità dell’aria è in Piazza Rebaudengo (e la cosa ha un senso considerato che è uno snodo importantissimo per la circolazione).

- riduzione del traffico, già oggi con i provvedimenti in corso il traffico interno alla ZTL è pressoché inesistente si rianima un po’ dopo le 10,30 ma veri e propri ingorghi non si verificano (basterebbe che i signori della giunta uscissero ogni tanto dai loro uffici per rendersene conto)

- incentivare una mobilità sostenibile, a parte il fatto che “mobilità sostenibile” non significa nulla se non spiegando per chi. L’idea che il centro venga ridotto a un’enorme area ciclabile è una stupidaggine che solo l’ideologica veteroambientalista poteva partorire. La mobilità ciclistica è ampiamente garantita dalle innumerevoli aree pedonali e dallo scarso traffico presente.

È evidente che nessuna di queste motivazioni sia reale e corrisponda invece ai veri obiettivi di questa giunta:

- fare cassa con i permessi

- penalizzare il centro, i suoi residenti e i suoi commercianti a favore degli innumerevoli centri commerciali che continuano a sorgere a Torino (e che si erano impegnati a non autorizzare e invece si scopre, notizia di ieri, che il comune spenderà 800.000 euro per il restauro delle facciate dei Quartieri Militari e che questi soldi arriveranno dagli oneri di urbanizzazione, è quindi evidente che continueranno ad autorizzare centri commerciali per fare cassa). D’altronde che questa giunta veda il centro come covo di privilegiati da punire è noto.

- Ideologia, alcuni consiglieri comunali (di cui non faccio il nome per non dare una visibilità che non meritano) e alcuni assessori che sono convinti che l’unico mezzo di trasposto sostenibile sia la bicicletta. Ma è una visione tipica di chi non ha mai dovuto fare i conti con gli impegni di un lavoro vero, di una famiglia e della necessità di muoversi velocemente all’interno della città.

Mi permetto di fare due considerazioni se a Torino si vuole una “mobilità sostenibile” (qualunque cosa voglia dire) migliorate il trasporto pubblico rendendolo efficiente e conveniente. Abbandonate l’ideologia del “tutti in bici” non tutti i cittadini hanno l’età per farlo e non tutti possono permettersi di farlo vuoi per la distanza da coprire o vuoi perché devono trasportare altre persone oppure oggetti. E se veramente avete a cuore l’interessa dell’ambiente intervenite sull’inquinamento ma in modo reale e non punitivo e invito i responsabili a leggere questo articolo della Stampa

P.S. è di oggi anche la notizia che alla rotonda Maroncelli verranno piazzati due semafori invece che un sottopasso, le lunghe attese ai semafori provocheranno un aumento folle di polveri sottili.

martedì 16 ottobre 2018

La storia questa sconosciuta


 

Festival del Cous Cous a San Vito lo Capo (TP)


Le polemiche innescate dalla Meloni sul cous cous all’interno di un menù scolastico lombardo ha ormai assunto toni grotteschi, in nome di un’italianità non ben precisata si è deciso che il cous cous sia un cibo “islamico” (qualunque cosa voglia dire visto che non esistono cibi religiosi) e quindi indice dell’odiata sostituzione etnica di cui blaterano sovente questi signori. Ebbene il cous cous è un piatto tipico siciliano e sardo presente nella dieta italiana da metà ‘500 e comune a molti paesi che si affacciano sul mediterraneo comprese Spagna e Francia (è di metà ‘600 una cronaca che descrive un pasto a base di cous cous servito a Tolone) è poi piatto tipico di molte comunità non islamiche come Israele, Libano ecc… E’ evidente come il problema sia semplicemente e maggiormente legato all’ignoranza. Per altro è uno dei piatti che indica come l’Italia sia uno dei paesi più meticci d’Europa considerata la grande quantità di popolazioni che, a vario titolo, sono passate dalla penisola: Etruschi, Celti, Greci, popolazioni germaniche varie, Fenici, Cartaginesi, popolazioni nord-africane, Arabi, Turchi, Bizantini, Longobardi, Normanni, Spagnoli, Francesi, Austriaci ecc… tutti questi popoli insieme all’enorme mole di schiavi utilizzati durante la dominazione romana hanno fatto si che la popolazione italiana sia un misto di etnie come, forse, nessun’altra al mondo. E questo si ripercuote anche sulla cucina tradizionale percui su e giù per la penisola troviamo piatti di origini antiche e incerte frutto di contaminazioni di ogni tipo. La cucina italiana che intendiamo oggi è perlopiù “moderna” e in gran parte legata alla scoperta del nuovo mondo pomodori, patate, mais che oggi sono tra i prodotti più utilizzati. La patata viene utilizzata in cucina solo a partire dal ‘700 (ben dopo il cous cous direi!), l’utilizzo del mais è tardo cinquecentesco e ha portato in dote anche la pellagra. Il Pomodoro (che non era rosso ma giallo da cui il nome) viene introdotto in Europa a metà cinquecento utilizzato come pianta ornamentale, ci andranno circa 150 anni perché inizi a essere usato in cucina. Come sempre la propaganda si accompagna all’ignoranza senza pensare che non esistono fenomeni che in un punto o l’altro della storia non siano già accaduti.

giovedì 4 ottobre 2018

Scemenze in libertà





  

Il Ministro Di Maio dice che il reddito di cittadinanza non potrà essere usato per le spese “immorali”, la Sottosegretariasenzadeleghe Castelli dice che se lo utilizzerai all’Unieuro la finanza verrà a chiederti spiegazioni. Tralascio di commentare la seconda affermazione perché siamo nel campo del ridicolo mentre mi soffermerei sulla prima, “Spese immorali”, come decidiamo cosa sia o cosa non lo sia, le sigarette sono immorali? La fettina di filetto? l’agnello a pasqua? I preservativi? Per ogni gruppo religioso, sociale ecc… il limite tra morale e immorale è molto diverso, il ministero creerà una sorta di tribunale per vagliare ogni singola spesa, oppure ci saranno commissioni territoriali e se capiti in una commissione presieduta da un vegano gli acquisti di carne saranno morali o immorali, e se fosse fondamentalista cattolico come si comporterebbe con preservativi e pillola? Insomma da qualunque parte la si voglia vedere siamo di fronte a una baggianata che se fosse uscita dalla bocca di un qualsiasi ministro di un governo precendente sarebbe stata sbertucciata da tutti i giornalisti a partire da Travaglio che invece sta volta tace.