mercoledì 20 febbraio 2019

Volontà popolare

 Matteo 27
1La mattina dopo, i primi sacerdoti e i capi giudei si riunirono di nuovo per trovare il modo dʼindurre le autorità di Roma a condannare a morte Gesù. 
 Poi lo mandarono legato da Pilato, il governatore romano.
Quando Giuda, il traditore, vide che Gesù era stato condannato a morte, si pentì di ciò che aveva fatto. Prese allora le trenta monete dʼargento e le riportò ai primi sacerdoti e agli altri capi giudei, dicendo:
«Ho peccato. Ho tradito un innocente!» «Questi sono affari tuoi», gli risposero quelli.
Allora, disperato, buttò il denaro sul pavimento del tempio, uscì e andò ad impiccarsi. I capi sacerdoti raccolsero le monete e dissero: «Non possiamo metterle tra le offerte, perché è contro la legge accettare denaro pagato per un assassinio».
Finalmente, dopo essersi consultati, con quei soldi decisero di comprare un certo campo, da cui si prendeva la creta per i vasi, per farne un cimitero per gli stranieri che morivano a Gerusalemme.  
Questa è la ragione per cui quel cimitero ancor oggi si chiama «il Campo di Sangue».
Così si avverava la profezia di Geremia che dice: «Presero le trenta monete dʼargento, il prezzo valutato per lui dalla gente dʼIsraele, 
 10 e comprarono il campo del vasaio, come il Signore mi aveva ordinato!»
11 Gesù fu portato davanti a Pilato, il governatore romano. «Sei tu il re dei Giudei?» gli chiese il governatore.
«Sì», rispose Gesù.
12 Ma, quando i primi sacerdoti e gli altri capi giudei gli mossero le loro accuse, non disse una sola parola.
13«Non senti ciò che stanno dicendo contro di te?» gli chiese Pilato.  
14 Ma Gesù non rispose niente, con grande sorpresa del governatore.
15 A quei tempi era usanza che il governatore liberasse un prigioniero giudeo allʼanno, durante le feste di Pasqua, chiunque fosse stato scelto dal popolo.  
16 In quel periodo era in prigione un famigerato criminale di nome Barabba.  
17 Vista la folla che quella mattina si era riunita davanti al suo palazzo, Pilato chiese: «Chi volete che lasci libero: Barabba o Gesù, il vostro Messia?»  
18 Disse così, perché sapeva molto bene che i capi giudei avevano arrestato Gesù, perché erano invidiosi della sua popolarità.
19 Proprio in quel momento, mentre Pilato presiedeva la corte, sua moglie gli mandò a dire: «Cerca di non aver niente a che fare contro quellʼinnocente, perché la notte scorsa ho avuto un incubo terribile che lo riguardava».
20 Nel frattempo, i capi sacerdoti e gli alti esponenti giudei persuadevano la folla a chiedere la liberazione di Barabba e la morte di Gesù.  
21 Perciò, quando il governatore chiese di nuovo: «Chi di questi due volete che liberi?» la folla gridò: «Barabba!» Pilato chiese ancora:
22 «Allora che ne devo fare di Gesù, il vostro Messia?» «Crocifiggilo!» gridarono tutti.
23 «Perché?» replicò Pilato. «Che cosa ha fatto di male?» Ma la folla gridava sempre più forte: «In croce! In croce!»
24 Quando Pilato vide che non cʼera più niente da fare e che stava per scoppiare un tumulto, si fece portare una bacinella dʼacqua e si lavò le mani davanti alla folla, dicendo: «Io non cʼentro con la morte di questʼuomo giusto. Pensateci voi!»
25 E la folla di rimando gridò: «Il suo sangue ricada su di noi e sui nostri figli!»
26 Allora Pilato fece liberare Barabba. Poi, dopo aver fatto frustare Gesù, lo consegnò ai soldati romani, perché fosse portato via e crocifisso.

martedì 19 febbraio 2019

Tre anni senza il tuo genio...

Quella volta Belbo aveva perso il controllo. Almeno, come poteva perdere il controllo lui. Aveva atteso che Agliè fosse uscito e aveva detto tra i denti: Ma gavte la nata."
Lorenza, che stava ancora facendo gesti complici di allegrezza, gli aveva chiesto che cosa volesse dire.
È torinese. Significa levati il tappo, ovvero, se preferisci, voglia ella levarsi il tappo. In presenza di persona altezzosa e impettita, la si suppone enfiata dalla propria immodestia, e parimenti si suppone che tale smodata autoconsiderazione tenga in vita il corpo dilatato solo in virtù di un tappo che, infilato nello sfintere, impedisca che tutta quella aerostatica dignità si dissolva, talché, invitando il soggetto a togliersi esso turacciolo, lo si condanna a perseguire il proprio irreversibile afflosciamento, non di rado accompagnato da sibilo acutissimo e riduzione del superstite involucro esterno a povera cosa, scarna immagine ed esangue fantasma della prisca maestà."

Ciao Umberto!


venerdì 15 febbraio 2019

Meglio fare che sognare


In un articolo della "Stampa" di martedì 11 novembre 1975 leggo il resoconto del consiglio comunale che decise lo scioglimento della societa metropolitana e cioè della struttura (pubblica) che avrebbe dovuto costruire la metropolitana torinese a cui lo stato aveva dato il via libera nel 1969. alla luce dei fatti di oggi si leggono cose divertenti che dimostrino come il livello del dibattito sulle opere pubbliche non sia cambiato e come il "si può fare benaltro con quei soldi" di solito significhi semplicemente che non si farà nulla.
L'allora assessore Rolando disse "il tracciato di una sola direttrice non giustifica l'alto costo dell'opera e non risolve il problema del trasporto pubblico cittadino, in particolare non risolve il problema del pendolarismo per le aree a più alta densità residenziale dei lavoratori dell'industria" e via con altre elucubrazioni su tracciati, fondi statali e soluzioni alternative. Il risultato fu l'orrenda linea di "metropolitana leggera" fatta acquistando materiale rotabile apposito i mitici "maxitram" della serie 7000, 51 in origine poi ridotti a 22 e infine a 0 quando nel 2013 vennero definitivamente pensionati per impossibilitaà di manutenzione.
Come ben sapete Torino ha dovuto aspettare altri l'alba del secondo millennio per avere una linea di metropolitana (e manco ancora completa), non cedere alle pressioni Fiat e ai pre notav avrebbe fatto si che oggi magari ci muoveremmo su 2-3 linee e traffico e inquinamento sarebbero di molto minori.
 Questa vicenda dovrebbe spiegare che barattare qualcosa a cui si sta lavorando da tempo per seguire delle presunte nuove vie non funziona e soprattutto è inutile.