venerdì 27 dicembre 2024

M. nascita e crollo di una dittatura

 



L’italia è in guerra nonostante i fatti e le evidenze sulla scarsità militare Mussolini progetto attacchi e invasioni, dichiara guerra alla Francia che nei fatti è già caduta eppure ci infligge una pesante sconfitta. Poi rivolge gli occhi sulla Grecia contando sul fatto che l’esercito ellenico sia piccolo e malandato eppure ci perdiamo nel fango e sulle montagne dei balcani. Poi brighiamo politicamente sostenendo Ante Pavelic e suoi Ustascia per destabilizzare la Jugoslavia e imporre il nostro controllo su Croazia e Slovenia, anche questa volta ci troviamo impantanati in una guerra che non abbiamo i mezzi per vincere nonostante i crimini e le atrocità ordinate dal regime e dai generali in campo. Perdiamo il controllo delle colonie nordafricane nonostante l’aiuto dei tedeschi perdendo nel deserto migliaia di uomini e di mezzi nel sogno di arrivare all’Egitto ci troviamo a dover capitolare. Infine ci infiliamo anche nell’avventura Russa, sapendo benissimo di non essere in grado di gestire un conflitto simile, mal armati, mal comandati mandiamo gli alpini nelle steppe Ucraine a farsi macellare da un nemico sia militare che climatico, molti dei pochi militari che riusciranno a tornare imbracceranno le armi nei quadri della resistenza. Cinque guerre di aggressione, cinque sconfitte, l’esercito si scioglie anche nel momento in cui deve difendere il suolo italiano, la Sicilia viene persa in poco tempo e si arriva così all’ordine del giorno del Gran Consiglio voluto da Dino Grandi che di fatto esautora Mussolini che poco dopo viene arrestato per ordine del Re. Il ritratto del Duce in questo capitolo è, se possibile, ancora più cupo, un uomo disfatto, pavido, mal consigliato, che vive in un mondo di fantasia nel quale il problema non sono gli ordini e le decisioni assurde che ha preso lui ma sono gli italiani, italiani che lui disprezza come uomini e come soldati.



Il terzo volume si apre con la visita di Hitler in Italia nel 1938 e termina con l’entrata in guerra nel 1940. Il gran Cialtrone millanta con il dittatore tedesco forze militari e industriali inesistenti e si lascia affascinare dalla forza germanica. Incurante di qualunque consiglio e anche di qualunque evidenza lascia che l’Italia precipiti. Convinto che Hitler si lasci guidare e che quindi l’Italia possa essere protagonista prepara piani militari insensati cedendo ai consigli dei cortigiani e allontanando l’unica consigliera e amante che aveva una visione ben lucida degli avvenimenti. Intanto i gerarchi del fascismo ingrassano e intrallazzano, l’economia italiana va a rotoli, l’esercito italiano non si evolve con i tempi siamo indietro, militarmente, sia in cielo, che in terra che in mare. I Tedeschi ci considerano dei pessimi soldati e politicamente inaffidabili. E in tutto questo un tronfio dittatore ci porta verso una guerra disastrosa.



Il secondo capitolo delle vicende italiane tra le due guerre è forse meno potente del primo ma è anche meno ricco di violenza. Dopo il delitto Matteotti Mussolini consolida il potere e lo fa approfittando dell'incapacità dei socialisti di essere avversari e dell'ignavia del mondo liberale che anzi più volte gli va in soccorso. E' un'Italia che senza accorgersene si trova piegata ai voleri del tiranno che poco a poco distrugge qualunque parvenza di democrazia, un dittatore che non esita a passare sopra a chiunque siano i suoi compagni di battaglia, sia la famiglia, siano le sue molte amanti.

Che ritratto di Italia e di Mussolini viene fuori, l'Italia è un paese inerme con un re inutile e incapace, un mondo politico che in fretta si riposiziona a favore del dittatore, un mondo economico che vede con favore l'eliminazione dei sindacati e quindi anche di qualunque forma di conflittualità con i lavoratori e questo nonostante i disastrosi provvedimenti economici del regime. Mussolini è un uomo solo al comando, non si fida di nessuno neanche dei suoi strettissimi collaboratori che non esita a buttare in mare quando ne ha convenienza, dal punto di vista economico è un disastro nessuno dei suoi provvedimenti è in qualche modo utile a trasformare l'Italia in quella potenza che lui vagheggia, in politica estera non ha nessun peso. Alla ricerca della grande impresa si butta nell'avventura libica e solo con il terrore e il genocidio riesce ad aver ragione dei libici che non accettano la presenza italiana.

Globalmente un affresco di un'Italia povera sia in città che in campagna, che accetta di trasformarsi in una dittatura per incapacità delle sue classi dirigenti e per la forza di una propaganda martellante.

(2 Giugno 2021)




Dopo mesi di faticosa lettura sono giunto alla fine del libro di Scurati. Un libro duro e difficile da digerire per chiunque si professi antifascista. La narrazione mette a nudo la pavidità e l’inutilità di Vittorio Emanuele III re incapace di assumere decisioni. L’ignavia e la pochezza di molti celebrati intelettuali, da Croce a Pirandello a Malaparte, che per comodità, piaggeria e presunta superiorità diedero credito al regime.

L’insipienza di una sinistra che non seppe fare argine ma anzi si perse tra faide interne fino, di fatto, a favorire l’ascesa del fascismo. La contiguità tra ambienti della sinistra e fascismo da Nenni a Bombacci. L’infinita incapacità della vecchia politica italiana a capire i sommovimenti popolari, i Facta, i Giolitti, i Salandra, i Nitti, tutti a modo loro in qualche modo agevolarono l’ascesa di Mussolini. Furono in pochi a mantenere la barra salda da un lato Matteotti e dall’altra Don Sturzo, il primo assassinato il secondo allontanato dalla vita politica dal Vaticano.

Poi c’è lui “il figlio del secolo”, ignorante, puttaniere, un giocatore di poker per alcuni momenti della sua vita incredibilmente fortunato, pavido e vigliacco, voltagabbana in ogni momento della sua esistenza. Che sfrutta la vicinanza della Sarfatti per ripulirsi e accreditarsi presso l’intellighenzia del momento, Sarfatti che una volta conquistato il potere viene man mano allontanata non essendo più utile.

Viene descritto perfettamente il ruolo di D’Annunzio che senza rendersene minimamente conto preso dal suo ego ipertrofico e la sua ricerca continua dell’eroismo fine a se stesso, è colui che in qualche modo legittima un mediocre giornalista come guida per un’Italia che vive sulla retorica di una presunta vittoria “mutilata”, un D’Annunzio che per quattro lire si tacita quando la violenza fascista diventa palese.

Come ho detto all’inizio è un libro duro e difficile che costringe il lettore a continui ricorsi ad altri libri o alle risorse della rete per riprendere fatti, date, biografie di personaggi per riuscire a stare dietro in modo corretto al filo del racconto.

Un libro potente che dovrebbe essere letto soprattutto dai giovani per dimenticare quell’aura di misticismo ed epico valore che circonda la figura di un mediocre giornalista, politico e soprattutto uomo come Mussolini.

(26 Aprile 2020)

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