Già il 18 aprile Torino è bloccata dallo sciopero generale che
coinvolge le fabbriche, le scuole, i servizi ed il commercio, le
fabbriche sospendono il lavoro e, dove la milizia fascista non lo
impedisce con le armi, gli operai escono dagli stabilimenti. Vengono
bloccate tutte le attività compresi i trasporti pubblici che la
milizia cerca di ripristinare senza successo. Il federale di Torino,
Giuseppe Solaro, ordina la repressione ma lo sciopero è un successo
Nel
frattempo due colonne tedesche rafforzate da truppe repubblichine
(tra i 70.000 e i 75.000 uomini), in fuga ma perfettamente efficienti,
si avvicinano alla città al comando del generale Schlemmer. La sera
del 24 aprile 1945 alle ore 19.00 il Comitato Regionale Militare
Piemontese (Cmrp) da il via all’insurrezione nonostante il mancato
aiuto delle forze alleate al comando del colonnello Stevens che anzi
propone di isolare la città facendo saltare i ponti ordine che,
fortunatamente, le forze partigiane non eseguono.
Il
piano prevede che tutte le formazioni partigiane della zona marcino
sulla città, nel frattempo i partigiani già presenti in città con
le formazioni della GAP (Gruppi d’azione Patriottica) con la
collaborazione delle SAP (Squadre d’azione patriottica) entrambe
formazioni di ispirazione garibaldina, le prime sono veri e propri
gruppi di fuoco che operavano nelle città le seconde organizzate
soprattutto nelle fabbriche e nei luoghi di lavoro. Sono loro a
reggere l’urto delle forze tedesche e repubblichine nelle periferie
tra il 25 e il 27 aprile e a occupare le fabbriche dei settori nelle
quali è divisa la città con molte difficoltà tra Mirafiori e
Lingotto. Nella notte del 25 aprile i nazifascisti riescono a
rioccupare la RIV e la FIAT ricambi ma le altre fabbriche rimangono
saldamente in mano alle forze di liberazione.
Nel
frattempo le truppe nazifasciste penetrano in città ma riescono a
controllare di fatto solamente il centro occupando Prefettura,
Comune, la sede della Gazzetta del Popolo. Il 26 iniziano le prime
trattative diplomatiche i fascisti offrono il passaggio di poteri,
mentre i tedeschi chiedono un corridoio di libero transito per
uscire dalla città in cambio del suo sgombero dichiarandola “aperta”, nel mentre attaccano comunque le
fabbriche occupate e armate che potrebbero diventare un ostacolo alla
loro uscita dalla città. Il comando partigiano rifiuta queste
condizioni e i combattimenti continuano. Finalmente il 27 entrano in
città le truppe partigiane provenienti dalle valli in evidente
ritardo rispetto all’insurrezione. Lo stesso giorno Schlemmer offre
una nuova soluzione per evacuare la città minacciando altrimenti la
distruzione della città, il CLN rifiuta. Nella notte i nazifascisti,
consapevoli di non poter resistere, forzano i blocchi e si dirigono
verso Chivasso evitando di attraversare la città ma sfilando lungo
le periferie.
Il
28 la città è liberata, le forze del CLN occupano i centri del
potere e le caserme. In questi giorni in ossequio al piano di
resistenza elaborato da Solaro il dispiegamento di cecchini fascisti
miete centinaia di vittime sia tra i civili che tra le forze
partigiane. Il Solaro viene arrestato in uno scantinato del Consorzio
agrario di via Gioda insieme al fratello e ad altre due camicie nere,
non si erano infatti uniti alla colonna delle Brigate nere che aveva
evacuato la città. Dopo un processo sommario, come molti in quei
concitati giorni, viene condannato a morte e impiccato allo stesso
albero, posto all’angolo tra corso Vinzaglio e via Cernaia, al
quale erano stati impiccati il 22 luglio 1944 Ignazio Vian, Battista
Bena, Felice Bricarello e Francesco Valentino.
L’arrivo delle
truppe alleate avverrà il 3 maggio.
“Dietro ogni articolo della Costituzione, o giovani, voi dovete vedere giovani come voi che hanno dato la vita perché la libertà e la giustizia potessero essere scritte su questa Carta.” (P.Calamandrei)
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