La parola resilienza in psicologia viene usata per indicare la
capacità di reagire davanti ai traumi. Via via nel linguaggio comune
degli ultimi anni ha perso buona parte di questo significato venendo
utilizzata anche quando il trauma vero e proprio non c’è: vieni
abbandonato/a dal tuo/a compagno/a? “sii resiliente”, vieni
licenziato? “sii resiliente”. In realtà questa parola andrebbe
usata e non abusata e dovrebbe essere riservata ai veri traumi,
domandatevi se sono stati resilienti Primo Levi o Liliana Segre, se
lo sono stati i sopravvissuti all’11 settembre e così via.
La
storia ci insegna che l’umanità stessa è resiliente, è
sopravvissuta ed è andata oltre a tremende pestilenze e calamità
naturali, solo nel ‘900 ha assorbito le conseguenze delle due
peggiori guerre della storia e di due epidemie
devastanti, l’umanità si è sempre rialzata ed è andata avanti,
esattamente ciò che capiterà anche questa volta davanti a una
pandemia potenzialmente catastrofica, saremo resilienti anche a
nostra insaputa, lo saremo come genere umano e non come singolo
individuo. Da questi giorni bui trarremo insegnamenti imparando che
la tecnologia, la scienza e tutto il sapere umano è sempre e
comunque un passo indietro rispetto alle sorprese che la natura ci
può riservare.
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