sabato 5 dicembre 2020

Un nuovo quartiere e la villa scomparsa

 

La Cittadella sovrapposta alla pianta del nascente quartiere


A metà dell’800 il governo del regno e l’amministrazione comunale decidono di abbattere definitivamente cioò che resta della Cittadella. Si da il via così a un’enorme piano di lottizzazione dei terreni. La corona, ovviamente, specula vendendo a caro prezzo i vari lotti, salvo lavarsi la coscienza concedendo a titolo gratuito vari lotti tra cui quelli su cui nasceranno l’Oftalmico, gli Artigianelli, la chiesa di santa Barbara e l’istituto per sordomuti fondato da padre Assarotti . Nasce così il quartiere che va dalla linea ferroviaria per Milano fino a piazza Solferino. I vari regi decreti che si susseguono dettano le linee costruttive, piazza Statuto viene concepita come sede di ambasciate e ministeri, mentre nelle vie che la circondano nasceranno edifici definiti “da reddito”. Le grandi famiglie dell’epoca investirono immediatamente in quella che sembrava un’ottima operazione speculativa, acquistarono lotti e costruirono case quasi tutti quelli più in vista della città, i Frisetti (Anicetta Frisetti era la moglie di Edoardo Agnelli e madre di Giovanni) che costruiscono la grande casa di via Cernaia tra i civici 26 e 30; la famiglia di quello che sarà il cardinale Martini in via Bertola angolo via passalacqua ecc… In questo contesto molti imprenditori edili acquistano terreni e costruisco con l’obiettivo di vendere interi stabili, tra questi troviamo Fortunato Pelli che acquista diversi lotti, uno di questi è quello che va da corso Palestro a via Manzoni. Sul fronte di via Cernaia costruisce il palazzo caratterizzato dai busti di personaggi famosi (da Cavour a Dante) qui si suiciderà il ministro Giovanni Battista Cassinis nel 1866. Nella parte retrostante incarica Giuseppe Bollati di realizzare, per conto della famiglia Mazzonis di Palafrera una grande villa in stile neoclassico con parco. Dopo la guerra in cui la zona viene duramente colpita dai bombardamenti la villa (che non sappiamo se sia stata danneggiata o meno) viene venduta, demolita e vengono costruiti i tre palazzi che possiamo vedere oggi.

Un breve appunto su cosa si intendeva all’epoca per palazzi da reddito, la nobiltà torinese viveva ancora nei grandi palazzi del centro dovendo fare i conti con gli enormi costi di mantenimento degli stessi e si erano quindi piegati all’ospitare attività commerciali sul fronte strada. Nelle nuove costruzioni dedicate alla piccola nobiltà che non poteva permettersi palazzi oppure alla nascente borghesia imprenditoriale c’era però una rigida divisione degli spazi, a piano terreno le attività commerciali, nell’ammezzato la servitù, al primo piano nobile borghesi, al secondo nobile (il più importante) per l’appunto di nobili decaduti o meno, e poi via a salire fino ad arrivare alle soffitte dove abitava il proletariato.

Progetto per la costruzione della villa - proprietà archivio storico città di Torino



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