giovedì 16 ottobre 2014

Il Ritorno delle Gru


Non avevo mai letto nulla di Trevanian sapevo solo che il film “Assassinio sull’Eiger” era tratto da un suo libro. Un amico mi ha consigliato “Il ritorno delle Gru” magnificando la storia e il personaggio principale in pratica mi stava descrivendo un capolavoro. Sono andato in biblioteca, l’ho preso in prestito e mi son messo a leggerlo con tutto il mio impegno. Partiamo dalla storia, spionaggio anni ’70 verosimile per certi versi irreale per altri (come ad esempio nella vicenda del dirottamento del concorde), letta oggi risulta inevitabilmente datata visto come il mondo è cambiato, ma tutto sommato gradevole. I personaggi che sono il vero punto debole del libro, quelli di contorno sono più che altro macchiette (il basco un Rodomonte dei poveri, caciarone e presuntuoso, i “cattivi” inevitabilmente stupidi e così via), gli unici degni di nota sono il protagonista e i giapponesi (il maestro e il generale). Veniamo dunque a Nikolaj Hel fulcro e, di fatto, centro del romanzo… personaggio talmente perfetto da risultare antipatico, bello, intelligentissimo, poliglotta, genio della matematica e della crittografia, amatore perfetto e instancabile, assassino perfetto ecc… praticamente un dio prestato alla vita terrena, meditativo, filosofico ma eppure null’altro che assassino. Profondamente razzista nei confronti dei non giapponesi pur essendo lui meticcio (anche qui un filo razzista “russo senza sangue slavo”). Sull’argomento probabilmente il personaggio riflette null’altro che il razzismo che i giapponesi nutrono per tutto il resto del mondo e forse anche un po’ le idee dell’autore che paiono abbastanza antisemite dove per semiti si intendono sia gli israeliano che i palestinesi. Misogino fino all’eccesso considerando le donne null’altro che degli strumenti di piacere. Insomma un bel personaggino che però pare un eroe e non si capisce il perché.
La scrittura di Trevanian è lenta e strapiena di particolari molte volte inutili, la sequenza dell’esplorazione della grotta lunghissima, senza capo né coda e illeggibile. Fino a due terzi scorre comunque bene ed è anche godibile quando, però, inizia l’azione sembra che all’autore dia fastidio parlane e diventa frettoloso, accumula i fatti senza dare il tempo di capirli per arrivare rapidamente al finale che sembra buttato lì perché un finale serviva.
Il titolo italiano si riferisce a una fase del Go che è il gioco in cui, ovviamente, Hel eccelle anche se se ne parla di continuo ma non si spiega in cosa consista. Il titolo originale è Shibumi una parola giapponese che non ha traduzione in italiano e che grosso modo indica un grande senso di raffinatezza unito a modestia dell’apparenza e dell’esistenza… non si capisce come questo si attanagli a Nikolaj Hel o anche solo a Trevanian che addirittura si auto celebra con una nota a fondo pagina come fosse un disclaimer “Nel corso di questo libro, Nicholai Hel si avvarrà della tecnica di nudo uccidere, che però non sarà mai descritta nei particolari. In un libro precedente l'autore descriveva una pericolosa ascensione in montagna. Durante la trasformazione di tale romanzo in un insipido film, un giovane e brillante scalatore rimane ucciso. In un libro successivo l'autore illustrò un metodo per rubare dei quadri in qualsiasi ben protetto museo. Poco dopo la pubblicazione della versione italiana di questo libro, tre dipinti furono rubati a Milano con lo stesso identico metodo descritto, e due di essi rimasero irrimediabilmente mutilati. Un mero senso di responsabilità sociale gli impone ora di evitare esatte descrizioni tecniche e di avvenimenti che, pur rivestendo, forse, un certo interesse per un pugno di lettori, potrebbero contribuire al male fatto a (e da) i non iniziati. Per lo stesso motivo, l'autore terrà parzialmente in ombra certe avanzate tecniche sessuali che potrebbero essere pericolose, e sarebbero certamente dolorose, per il neofita.”   Nota che ho trovato ridicola e inutilmente autocelebrativa.