mercoledì 23 marzo 2011

Manituana, la storia dalla parte degli "altri"

Manituana, il sottotitolo potrebbe essere “tutte cio’ che sapete sull’indipendenza americana e’ visto dalla parte dei vincitori”, i vincitori sono poi quelli che fanno, o meglio, raccontano la storia. Abituati ai fumetti del Comandante Mark o di Bleck Macigno, nel quale i coloni e i patrioti statunitensi vengono visti come dei combattenti puri e guidati da un ideale di liberta’ contro i cattivissimo inglesi che vessano senza freni gli abitanti del nuovo mondo, questo libro potrebbe dare una nuova visione dei fatti. Per una volta sentiamo parlare e vediamo agire gli “altri” i perdenti, gli sconfitti. I nativi americani che appoggiarono la corona inglese e per questo pagarono con la distruzione dei villaggi e la perdita non solo della vita ma anche dell’identità. Quello che colpisce nel libro e’ in primo luogo la crudezza delle descrizioni, la crudeltà degli uni e degli altri in battaglia e fuori dalla battaglia (la scena in cui i guerrieri Mohawk catturano e torturano gli assassini, e a loro volta torturatori, di un loro compagno è nella sua tragicità, spettacolare). Splendidi sono i due personaggi femminili principali, Molly nella sua figura di matriarca e filo conduttore di tutto il romanzo e Esther colei che riuscira’ a far rinascere qualcosa di umano nel cuore del Grand Diable. Altrettanto mirabilmente vengono tratteggiati di due personaggi maschili che emergono sopra gli altri: Joseph Brant – Thayendanega- fratello di Molly, colui che diventerà capo della rivolta Mohawk, e Philippe Lacroix – Ronaterihonte – Le Grand Diable- tamburino dell’esercito francese salvato da Molly. Il primo da traduttore a combattente indomito, il secondo da terrore degli avversari a uomo nuovo grazie a Esther. Romanzo scritto benissimo, documentato perfettamente che accusa qualche passaggio a vuoto solo nella parte del Mohawk Club, di cui si poteva tranquillamente fare a meno.

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